Anche quest’anno si registra una tendenza fortemente speculativa nella discrepanza tra prezzi frumento duro e prezzi delle semole. Interrogazione al Senato di Saverio De Bonis
Ci risiamo. Con le ultime quotazioni del grano duro si sente puntualmente puzza di speculazione.
Prezzi della materia prima
A Foggia, Altamura, Bologna e altre borse merci il prezzo del grano oscilla tra i 47 e i 50 euro al quintale. Un prezzo tutto sommato normale che però non arriva tal quale ai produttori di grano.
A esso dovrebbero infatti aggiungersi l’IVA, i costi di trasporto e la percentuale per gli intermediari. Ma così non è: i prezzi della materia prima contengono già tutte queste voci, con il risultato che all’agricoltore arriva un compenso nettamente inferiore impedendogli di rientra dei costi di produzione.
Non è un caso, infatti, che – a quanto risulta a Granosalus – molti produttori abbiano preferito tenere il grano invenduto piuttosto che cederlo a prezzi del tutto svantaggiosi.
Questo che cosa implica? Alimentare quel circolo vizioso per cui ci si rivolge alla materia prima proveniente dall’estero, in particolare dal Canada, che costa di meno ma ha più residui contaminanti.
Semole e speculazioni. Interrogazione di De Bonis
La seconda parte di questa storia, tuttavia è ancor più allarmante.
Come denunciato nei giorni scorsi da Saverio De Bonis in un’interrogazione al Senato, i prezzi stabiliti dai molitori per le semole non rispecchiano quelli delle borse merci per il frumento duro.
Le semole, infatti, hanno visto un incremento fuori dal comune. Non possiamo non interrogarci come mai il prodotto trasformato costi tanto rispetto alla materia prima.
E infatti a tal proposito De Bonis ha interpellato il Ministro Patuanelli. Anche al fine di conoscere cosa intende fare per porre rimedio a queste evidenti “speculazioni, garantire la sostenibilità della produzione, con il riconoscimento di un prezzo equo, e scongiurare il pericolo di rincari per beni alimentari di prima necessità” come la pasta e il pane.