Grano Cappelli, Agcm: da SIS-Coldiretti pratiche sleali

Pratiche sleali, sfruttamento di una posizione di forza, diniego ingiustificato della fornitura del seme a coltivatori non aderenti alla Coldiretti, uso strumentale del seme per sottrarre iscrizioni alle altre associazioni di categoria e ingiustificati aumenti di prezzo pari al 60% rispetto al prezzo precedente. Questi, secondo l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, i risultati dell’accordo in esclusiva che il Crea aveva fatto con la Sis che autorizzava la Società sementiera appartenente alla galassia Coldiretti a gestire la concessione della riproduzione del seme Cappelli per 15 anni. Creando – scrive l’Agcm – un monopolio e una discriminazione. E consentendo a Sis – emerge – di concedere il seme solo alle aziende ‘targate’ o ‘targabili’.

Nello specifico, l’Antitrust ha accertato che la Società italiana sementi ha dolosamente vincolato la fornitura delle sementi alla riconsegna del grano prodotto dagli agricoltori, ha rifiutato in maniera selettiva la fornitura delle sementi e ha aumentato in modo sostanziale e ingiustificato i prezzi delle sementi. Per ciascuna di queste violazioni, alla Sis è stata comminata una multa di 50mila euro, arrivando alla cifra complessiva di 150mila euro.

L’Agcm nella relazione redatta a termine dell’istruttoria mette in discussione il contratto e la gestione da parte di Sis-Coldiretti, di cui il presidente è Mauro Tonello, esponente di primo piano della Coldiretti.

Secondo l’Agcm “le evidenze agli atti mostrano come SIS abbia subordinato la fornitura delle Sementi all’accettazione del vincolo di filiera chiusa, facendosi forte dell’esclusiva ottenuta in base alla Licenza-CREA, ciò che per di più è avvenuto a valle di una fase di notevole sviluppo della varietà Cappelli e la conseguente crescita della richiesta commerciale di prodotti alimentari a base della stessa“.

Sulla base di quanto accertato “risulta – si legge – che SIS abbia ritardato o addirittura del tutto denegato la fornitura di Sementi in maniera ingiustificata, in svariati casi senza neppure fornire riscontro alle reiterate richieste di coltivatori interessati a ottenere le Sementi, oppure facendolo con ritardi incompatibili a consentire la debita programmazione delle semine da parte degli stessi; a tale fine, SIS ha scientemente fatto ricorso a false giustificazioni“. E non solo:

Numerose evidenze agli atti consentono in effetti d’intendere come, “a fronte dell’impegno dei coltivatori a stipulare il Contratto-SIS, l’impresa sementiera abbia slealmente selezionato le proprie controparti commerciali sulla base di valutazioni discriminatorie di tipo soggettivo, quali, in maniera pervasiva, l’appartenenza o meno dei richiedenti a determinate organizzazioni di rappresentanza, ovvero la preesistenza di relazioni commerciali diverse con soggetti terzi, i consorzi agrari“.

E al punto 109 l’Agcm parla di “sistematico trattamento discriminatorio operato da SIS rispetto alle proprie controparti commerciali“. Secondo l’Autorità “nel rispondere alle deduzioni di SIS al proposito, secondo cui molte forniture sarebbero comunque avvenute nei confronti di coltivatori non iscritti a Coldiretti, è sufficiente considerare come, oltre alla specifica ricorrenza di dichiarate preferenze o riserve rispetto a singoli controparti in ragione della rispettiva appartenenza associativa, le quali già di per sé rappresentano rilevanti violazioni della disciplina di cui all’art. 62, d.I. n. 1/2012, più in generale risulta che tra la dirigenza di SIS, Coldiretti e consorzi agrari sia stato deciso “che per i casi di agricoltori non iscritti alla Coldiretti avremmo cercato di far firmare i contratti senza creare turbative all[e] nostre aziende”.

Dato un siffatto squilibrio contrattuale, dalle risultanze istruttorie è emerso che SIS ha fatto leva su di esso – in particolare per l’esclusiva legale detenuta sulle Sementi in base alla licenza Crea – per imporre ai coltivatori la stipula del Contratto-SIS, ai sensi del quale gli stessi s’impegnano a conferire il Raccolto. SIS, inoltre, ha ritardato o definitivamente denegato la fornitura di Sementi in maniera ingiustificata, discriminando tra i coltivatori richiedenti sulla base di considerazioni del tutto sconnesse da motivazioni obiettive e leali. SIS, infine, non appena ottenuta l’esclusiva sulle Sementi ha praticato un incremento di prezzo assai significativo rispetto a quelli registrati in precedenza, risultato ingiustificato rispetto agli impegni e spese sostenuti da SIS in quel momento procedendo a ulteriori aumenti di prezzo anche negli anni successivi“, prosegue Agcm.

Le condotte descritte per le motivazioni esposte appaiono conclusivamente integrare sfruttamenti abusivi della propria posizione di forza commerciale da parte di SIS, a danno dei coltivatori interessati alla semina e al raccolto di grano Cappelli. Esse appaiono quindi configurare pratiche commerciali sleali, determinando perciò violazioni dell’art. 62, commi 1 e 2“, conclude.

La decisione dell’Antitrust rappresenta comunque “una lezione morale” per Coldiretti che, ricordiamolo, è una organizzazione sindacale e non un ente di mercato. Non si può strumentalizzare l’uso del seme per fare concorrenza alle altre organizzazioni sindacali e sottrarre iscritti. Le norme deontologiche di Coldiretti previste anche nello statuto sono essenziali per la tutela, dei valori e degli scopi dell’Associazione di categoria nel rispetto dei rapporti tra colleghi a salvaguardia dell’ immagine dell’Associazione. Del resto, Coldiretti ispira la propria azione alla storia e ai principi della scuola cristiano-sociale.

Inoltre Coldiretti fa parte del CNEL – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro  organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. Il CNEL ha l’iniziativa legislativa [cfr. art. 71 c.1] e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge.

Dopo questa vicenda, è opportuno che Coldiretti non faccia altri peccati e ripensi alle proprie origini, alla propria vocazione e al proprio ruolo, evitando ingerenze nel libero mercato per favorire monopoli e pratiche sleali contrarie alle regole europee sulla concorrenza. Chi ambisce alla guida del COPA-COGECA queste cose dovrebbe saperle. Nel dubbio informeremo tutti i membri europei.

Questa decisione rappresenta uno spartiacque. Adesso che la magistratura è arrivata prima della politica dobbiamo insistere affinché il CREA revochi il contratto di moltiplicazione in mano a Sis. Il mercato deve riappropriarsi della biodiversità dei semi. Inoltre, è quanto mai opportuno che la ministra Bellanova, dopo un mese dal tavolo, acceleri l’istituzione della Cun, cosicché sia inserito tra le quotazioni di mercato anche il grano ‘Senatore Cappelli’, oltre alle altre varietà di grano duro.

Qui di seguito il documento della relazione AGCM

TESTO PROVVEDIMENTO

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