Glifosato, test GranoSalus: ecco le semole in cui è presente

Il nuovo test di GranoSalus, condotto da un primario laboratorio accreditato su 20 campioni di semole rimacinate di grano duro, contrassegnati da lotti, rivela la presenza di residui di glifosato, un erbicida che è tuttora al centro di un dibattito scientifico sulla sua tossicità. Anche se dal test i residui sono in tutti i casi fortunatamente nei limiti di legge, occorre che l’Europa dica chiaramente se questa sostanza fa male oppure no senza mercanteggiare proroghe che quasi tutti i consumatori europei non vogliono. Dai risultati del test risulta che la linea Coop Vivi Verde garantisce assenza di residui nel formato, ma ciò solo quando l’ origine del grano è 100% italiana. Questo conferma la bontà del grano italiano, ma fa sorgere dubbi sul marchio Casillo, nel quale invece i residui sono presenti anche quando sulla confezione risulterebbe trattarsi di grano italiano al 100%: garantisce per davvero il 100% dell’ origine italiana del grano come promesso sulla confezione? Altra domanda alla quale il legislatore dovrebbe rispondere sorge spontanea: il divieto d’uso del glifosato in Italia – in ossequio al principio di precauzione – rende legittima l’attività di miscelazione tra grani esteri e grani nazionali?

Dopo averlo trovato nella pasta (si veda il test condotto da GranoSalus Lo dicono le analisi: Don, Glifosate e Cadmio presenti negli spaghetti), non era abbastanza scontato che il glifosato fosse presente anche nelle semole di grano con cui si produce sia pasta che pane, focacce e altri prodotti da forno. Noi speravamo di non trovarlo!

Peraltro, rispetto al citato test condotto da GranoSalus sulla pasta, la quantità di glifosato riscontrata nelle stesse marche di semola risulta più alta. Dunque, il fenomeno della contaminazione non migliora ma peggiora.

Si conferma una presenza diffusa dell’ erbicida nelle semole prodotte dai

molini pugliesi e non solo. Tra questi, come sopra accennato, il marchio Casillo, leader nel mercato delle semole di grano duro nonché principale importatore di grano estero, pur riportando sulla confezione la dicitura “100% grano italiano“, presenta residui di glifosato. Eppure siamo di fronte ad un prodotto su cui è garantita la “rintracciabilità” del grano ed il grano è detto italiano. Da qui sorge un’ulteriore domanda: un ente di certificazione come CSQA in presenza di un divieto d’uso del glifosato sul grano, è tenuto a controllare attentamente il rispetto della norma ed anche l’assenza del glifosato nelle semole? 

Avevamo visto giusto con le precedenti analisi, sebbene le industrie della pasta ci abbiano portato in Tribunale dove i ricorsi contro Granosalus e I Nuovi Vespri sono stati tutti rigettati.

Le ordinanze di giugno, agosto e settembre scorsi, del Tribunale di Roma e Trani hanno confermato che la presenza di glifosato, al pari di altri marcatori, costituisce indice di una possibile miscelazione di grano italiano (tradizionalmente privo di questo contaminante) con grano straniero (in particolare quello canadese di bassa qualità, che arriva in grandi quantità in Italia, ed è ricco di questo contaminante). 

Nel corso del procedimento ex art. 700 c.p.c. è infatti emerso che:

…“è vero che le quantità di contaminanti rilevate nella semola esaminata non risultano superiori ai limiti di legge, ma è vero anche che la presenza di tale sostanza può legittimamente indurre a dubitare della miscelazione del prodotto italiano con grani esteri, posto che nel territorio nazionale la presenza di glifosate è tendenzialmente da escludere giacchè il diserbante non può essere utilizzato in fase prossima alla raccolta”…

Dunque, i residui di Glifosate sia nelle semole De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Granoro, che presentano livelli più alti rispetto a quelli della pasta, sia nelle semole Progeo, Eurospin, Despar, Casillo, Martimucci, Loiudice, Mininni e F.lli Dell’Acqua, potrebbero indurre a sospettare che vi sia stata un’attività di miscelazione tra grani esteri e grani nazionali.

Occorrerebbe però considerare che ci sono dei divieti. Il primo divieto è quello previsto dal regolamento di esecuzione (UE) 2016/1313 della Commissione del 1° agosto 2016, che ha modificato il regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011, e dal Decreto del Ministero della Salute entrato in vigore il 7 ottobre 2016, che presupporrebbe una tacita abrogazione dei limiti previsti dal regolamento comunitario n° 293 del 2013.

Sicchè anche piccole tracce di glifosato sotto i limiti di legge – rinvenibili nel grano e di conseguenza nella semola – potrebbero indurre a sospettare attività di miscelazione vietata.

Stando così le cose, a parere di GranoSalus, il divieto di miscelazione posto dalla legislazione europea (previsto in genere per altri contaminanti), non dovrebbe riguardare unicamente il caso in cui uno dei due componenti risulti contaminato oltre i limiti previsti dalla legge.

Tale divieto, in ossequio al principio di precauzione, si dovrebbe applicare anche se uno dei due componenti della miscela risultasse appena contaminato da glifosate. E’ pur vero, però, che l’art 3 del reg 1881/2006 riguarda contaminanti diversi dal glifosate.

Ma l’ art 19 del reg 396/2005, che riguarda i limiti dei residui antiparassitari, stabilisce un secondo divieto: “è vietato trasformare e/o miscelare a fini di diluizione con i medesimi o con altri prodotti, i prodotti di cui all’allegato I che non siano conformi all’articolo 18, paragrafo 1, o all’articolo 20 allo scopo di immetterli in commercio“.

Le marche virtuose usano solo grano italiano?

Dal test Granosalus, per fortuna, emerge anche la presenza di marche
di semola virtuose. I marchi Auchan, Careccia e Di Melfi non presentano nessuna traccia di glifosato al pari delle semole di grano Cappelli Coop Vivi Verde e Rossetto, nonché delle semole di grano Tumminia della ditta Eocene Srl.

Da oggi i consumatori hanno qualche risposta in più che evidenzia come sia possibile produrre cibi sani senza contaminanti. E alcune catene della grande distribuzione cominciano a dimostrare sensibilità al tema dei contaminanti.

Era dunque necessaria una verifica della situazione che, purtroppo, denota come ci sia una forte incongruenza tra i prodotti in loco salutari – per l’ appunto, il grano salus – e l’ industria di trasformazione.

I giudici, peraltro, hanno legittimato la nostra associazione ad effettuare analisi proprio per la tutela della salute e questo risultato ci impone di continuare nel percorso intrapreso.

Ecco la seconda tabella delle analisi realizzate da GranoSalus presso un primario laboratorio accreditato, che dimostra quanto sia ancora lontana una politica zero residui da parte dell’ industria molitoria italiana.

La semola Progeo Tre Grazie presenta 0,184 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Eurospin Tre Mulini presenta 0,167 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola De Cecco presenta 0,152 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Divella presenta 0,143 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola La Molisana presenta 0,142 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Granoro presenta 0,123 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Casillo presenta 0,112 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Casillo 100% grano italiano presenta 0,017 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Molino Martinucci presenta 0,104 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Semolificio Loiudice presenta 0,098 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Molino Mininni presenta 0,092 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Garofalo presenta 0,089 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Molino Flli Dell’Acqua presenta 0,075 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

La semola Despar presenta 0,029 milligrammi di glifosato per chilogrammo di prodotto.

Detto questo, i consumatori italiani, ma anche i piccoli panifici, i produttori di pasta fresca e i ristoratori, visto che nel Sud Italia si produce grano duro privo di glifosato, possono utilizzare semole rimacinate di grano duro prive di glifosato. GranoSalus e I Nuovi Vespri, grazie alle analisi, hanno appurato che le seguenti sei marche di semola rimacinata di grano duro non contengono tracce di glifosato. Sono:

semola di grano rimacinato Auchan

semola di grano rimacinato Coop Viviverde Bio Cappelli

semola di grano rimacinato Molino Careccia (Stigliano, Matera)

semola di grano rimacinato Molino Rossetto Cappelli (Pontelongo, Padova)

semola di grano rimacinato Molino Francesco Di Melfi (Anzi, Potenza)

semole di grano rimacinato Eocene srl Tumminia (Salemi, Trapani).

SOSTENERE LE BATTAGLIE DI GRANOSALUS E’ DOVEROSO, ANCHE CON UN PICCOLO GESTO

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