Sit-In GranoSalus: “Portare grano in Puglia si può purchè i controlli siano efficaci e i sequestri tempestivi”.

La nave arrivata da Vancouver l’8 giugno è stata sequestrata dalla Procura della Repubblica dopo aver scaricato un terzo del carico grazie ai (non) controlli ‘documentali’ Usmaf. I sequestri tardivi possono avere efficacia?   Dal Sit-In al porto di Bari, dove erano presenti alcuni parlamentari e consiglieri regionali del M5S, abbiamo appreso che nel frattempo è arrivata un’ altra nave con grano proveniente dalla Francia. Anche questo senza controlli sanitari perché non dovuti sul grano comunitario … La situazione è sconfortante tanto più che le stesse autorità manifestano le difficoltà di fare controlli che non siano frammentari. Abbiamo veramente bisogno di un Ministero della Salute che non fa controlli sanitari sempre? 

Sulla Gazzetta del Mezzogiorno di ieri Michele Mirabella scriveva: Portare grano in Puglia si può. E non sono affatto scemi quelli che lo portano, visto che ci sono i furbi complici che lo importano e che pensano quanto siano scemi gli altri, quelli che, solo quando assaggiano il pane o il maccherone, si accorgono che è falso e fa schifo”.

Noi pensiamo che sia giunto il momento di far luce sull’ efficacia dei controlli sanitari delle navi che arrivano nei porti italiani, in particolare al Porto di Bari. I controlli non si possono solo annunciare per farsi vanto che l’Italia è il paese più severo in Europa,  ma vanno effettuati scrupolosamente e non ad intermittenza. Proprio come è abituata a fare la nostra associazione che ha esaminato “privatamente” varie marche di pasta trovando tre contaminanti potenzialmente rischiosi per la nostra salute, sia pur nei limiti di legge, e su cui il giudice ha respinto il ricorso presentato dalle industrie pastaie con una ordinanza storica. (Test GranoSalus sulla pasta: “In Tribunale vince l’interesse pubblico”. Rigettato il ricorso delle multinazionali.). E’ legittimo – secondo il provvedimento di rigetto del Tribunale di Roma – dubitare dell’ attività di miscelazione tra grani esteri contaminati e grani nazionali sani. E noi di dubbi, ma anche di prove cominciamo ad averne parecchie!

Una delle aree di provenienza dei grani esteri contaminati, che ritroviamo nella pasta, è il Canada da cui arriva merce arricchita di DON, Glifosate e Cadmio, in quantità industriali, che di certo non sono un toccasana per la nostra salute. A Bari il 66% del grano duro estero viene dal Canada. Nel 2016 sono arrivate 739 mila tonnellate pari a circa 12 navi, una nave al mese. Il 63% del grano canadese è stato dichiarato di bassa qualità. Se i numeri sono questi, cosa costa all’ USMAF controllare queste navi?

Perché gli industriali prediligono il grano di bassa qualità straniero? A cosa corrisponde la bassa qualità sotto il profilo tossicologico e reologico?

Se il grano serve, non è detto che le industrie debbano importare quello scadente per soddisfare la domanda alimentare. I consumatori italiani non sono degli animali!  E non è affatto vero che l’Italia è deficitaria nella produzione. Gli agricoltori del Sud  sono particolarmente vocati nella produzione di grano per uso alimentare. Possono produrlo a prezzi equi e senza concorrenza sleale. Lo strumento per farlo, però, non è la filiera ma la CUN, Commissione unica nazionale, il luogo ideale per valutare la qualità merceologica, tossicologica e reologica. 

Del resto, se nel porto di Bari la mega nave CMB PARTNER carica di oltre 600 mila quintali di grano canadese (e non 500 mila!) è in attesa di riesame e controanalisi, qualcosa non va nella qualità tossicologica dei grani esteri e nelle modalità dei controlli USMAF. Ma questo dettaglio gli industriali non lo dicono, anzi si affannano a ripetere che all’ estero il grano è di ottima qualità e pure i controlli!

Francesco Divella dichiara alla Gazzetta: ” le autorità canadesi fra le più rigide per il rispetto dei limiti sanitari”. E aggiunge:”..Finora i controlli sono ‘sempre’ stati fatti dalla Sanità marittima”. Niente di più falso! Il sequestro dimostra due cose: 1) i controlli analitici li fa la Procura non il Ministero della Salute, che fa controlli materiali solo sul 5% delle navi; 2) se le controanalisi confermeranno valori elevati di DON e Glifosate, oltre i limiti, quel grano al massimo potrà essere utilizzato per gli animali…

In tal caso il rispetto dei limiti lo potremo certamente attribuire ai canadesi, che fanno bene il loro mestiere di esportatori, ma non agli  italiani (siano essi importatori o industriali preoccupati di rotture di stock per mancanza di materia prima da lavorare). La materia prima buona in Italia c’è , lo sanno anche i consumatori. Non è pertanto necessario importare dal Canada un grano che nel loro paese non possono mangiare nemmeno i maiali! A meno che la molla non sia solo quella del profitto di pochi a danno della collettività.

In tal caso, grazie alla Procura della Repubblica, e non all’ USMAF, si deciderà se completare la discarica del grano tossico oppure ritirare dal mercato il grano già scaricato e far ripartire la gigantesca nave al più presto magari verso il porto di Ravenna dove ci sono i mangimifici. Ogni giorno che passa,  la permanenza della nave nel porto costa 25 mila dollari!

Accanto a questa nave abbiamo scoperto che da sabato 17 giugno, alle ore 12,43,  è arrivata una nuova nave carica di circa 200 mila quintali di grano duro francese. Si tratta della Bulk Carrier ARGYROULA  IMO 9159050 costruita nel 1997 e partita da ROUEN (FR) l’ 8 giugno scorso alle ore 5,23. Trattandosi di grano comunitario i controlli non sono dovuti. Ma chi ci assicura che anche su quel grano non ci sia DON e Glifosate? Nel dubbio lo abbiamo comunicato all’ ASL e al NAS.

 

Come dovrebbero funzionare i controlli sanitari?

Al fine di tutelare la salute pubblica, le partite di merci di interesse sanitario in importazione da Paesi terzi in arrivo nei punti di ingresso internazionali del territorio italiano devono essere sottoposte a vigilanza dagli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (USMAF) del Ministero della Salute. Nel caso di merce comunitaria questo percorso è superfluo perchè lo fanno già le altre autorità sanitarie degli altri Stati membri dell’ Unione.

L’attività di vigilanza dovrebbe essere eseguita attraverso tre livelli di verifica (documentale, di identità e materiale, ivi compreso il campionamento a fini di analisi) per accertare la rispondenza delle merci di interesse sanitario ai requisiti ed alle prescrizioni previsti dalle normative nazionali e comunitarie. Le analisi tuttavia non possono essere fatte in maniera casuale. Il Ministero della Salute deve tutelare SEMPRE i consumatori altrimenti è meglio abolirlo!

L’ attività di vigilanza si conclude con il rilascio finale di un provvedimento di ammissione all’importazione (Documento Comune di Entrata – DCE nel caso di alimenti) ovvero con un provvedimento di non ammissione all’importazione, in caso di mancato superamento dei controlli.

Secondo le informazioni assunte oggi al porto (dove non c’erano gli agricoltori della Coldiretti come erroneamente ha riportato il giornalista Marco Mangano sulla Gazzetta), il provvedimento di ammissione all’ importazione è stato concesso nel giro di poche ore dall’ arrivo della nave, senza nessun campionamento a fini di analisi da parte dell’ USMAF. L’ unico controllo effettuato è stato solo di tipo “documentale” che di fatto ha convalidato quanto asserito dagli stessi importatori/esportatori di grano. Dopo lo svincolo e lo sdoganamento,  la nave ha iniziato a scaricare più della metà del carico che aveva a bordo sino a mercoledi 14. Venerdì 16 improvvisamente, grazie ai Carabinieri della Forestale, è intervenuto il provvedimento di convalida del sequestro che ha bloccato la nave, in attesa delle controanalisi di domani.

Se si dovessero confermare le analisi della Forestale tutta la merce già scaricata (gli importatori sono due società di Altamura, ma la merce è diretta anche su Foggia) dovrebbe essere rintracciata e ritirata dal mercato.

Che problema c’era in quel grano perché le operazioni di scarico fossero improvvisamente bloccate? Che fine ha fatto il grano già scaricato nei silos di Altamura e Foggia? Speriamo che almeno una volta le indagini vadano a buon fine, anche se purtroppo non è quasi mai accaduto in tutte le contestazioni del passato!

1) DON OLTRE I LIMITI?

Non conosciamo gli esiti delle analisi, ma nel dubbio possiamo ipotizzare di sicuro un livello di DON elevato, facilmente deducibile dalle dichiarazioni degli stessi canadesi che hanno affermato di avere nel 50% del grano (circa 4 Milioni di tonnellate!) un tenore di DON pari a 4700 ppb, non idoneo nemmeno all’ uso zootecnico. Basti pensare che il limite del DON nel grano per i maiali in Canada è pari a 1000 ppb. Mentre in Europa per l’ uomo è pari a 1750 ppb. Se la nave è stata sequestrata, è quindi probabile che il grano presente in quella nave (se correttamente analizzato) potrebbe avere valori compresi tra 1750 ppb e 4700 ppb.

E se l’ USMAF avesse fatto le  analisi nelle 7 stive, invece del controllo documentale, forse non avrebbe rilasciato lo SVINCOLO.

Un grano con tali caratteristiche tossicologiche ha sicuramente effetti anticoncorrenziali sul mercato: un grano a basso costo all’ origine altera il mercato del grano buono italiano, arrecando così un doppio danno all’ Italia: ai consumatori e ai produttori.

2) GLIFOSATE CONTRO I DIVIETI COMUNITARI?

Il glifosate è disciplinato dal Reg. (Ue) N. 293/2013. Secondo le analisi da noi effettuate presso laboratori accreditati su alcuni campioni di grano canadese proveniente dal porto di Manfredonia, il glifosate è risultato presente, anche se nei limiti previsti dal predetto regolamento.

L’ USMAF, se anche avesse fatto le doverose analisi sul Glifosate nelle 7 stive, sicuramente non avrebbe potuto ottenere delle prove accreditate in quanto in Puglia non ci sono laboratori pubblici accreditati. Paradossale ma vero!

Tuttavia, dal 1 agosto 2016, le disposizioni comunitarie e nazionali hanno di fatto disapplicato i limiti. Le norme, atteso il rischio di probabile cancerogenità, prevedono che questa molecola non debba essere proprio presente nei grani che circolano nell’ Unione europea, perché è vietato l’impiego in fase di pre raccolta, ciò in virtù del principio di precauzione e delle corrette pratiche agricole.

Il regolamento di esecuzione (UE) 1313/2016 della Commissione del 1° agosto 2016, ha infatti modificato il regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 relativo alle condizioni di approvazione della sostanza attiva glyphosat. Di fatto, dunque, il secondo regolamento (n.1313/2016), vietandone l’uso al momento della raccolta, ha disposto la disapplicazione dei limiti previsti dal primo regolamento (n.293/2013), almeno sino a quando i pareri delle Autorità per la Sicurezza alimentare non saranno completi e concordi con la comunità scientifica internazionale.

L’ Italia ha recepito il divieto imposto dall’ Europa con un decreto dirigenziale del 9 agosto 2016 a firma del direttore generale dr Ruocco. Ma siamo certi che lo abbia fatto anche la Francia dove si fa largo uso di glifosate? Di sicuro nel Sud Italia non si usa perché da noi il grano matura naturalmente con il sole e non c’è bisogno di farlo essiccare chimicamente.

In ogni caso, una volta che il grano esce dal porto di Bari sdoganato non è più un grano extra comunitario, ma diventa nazionale. E per circolare liberamente evidentemente deve sottostare ai divieti vigenti nel nostro ordinamento sanitario (previsti sia dal regolamento n.1313/2016 che dal decreto dirigenziale del Ministero della Salute che lo ha recepito nel rispetto del principio di precauzione in data 9.8.2016). Il divieto, dunque, vale anche per il grano comunitario.

Adesso la palla dei controlli passa al Dipartimento di Prevenzione delle ASL Puglia e/o ai NAS che noi abbiamo già interessato per avviare una serie di controlli all’ uscita del porto e nei silos, anche per capire dove è andato a finire l’altra metà del grano canadese scaricato senza controlli.

Così i furbi complici che importano grano tossico si accorgeranno di aver sbagliato a pensare che tutti gli altri siano scemi…

A sinistra la nave canadese, a destra la nave francese

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