Petizione GranoSalus

Petizione StopGlifosato

Premesso che

1. Il Glifosato (prodotto  e venduto principalmente dalla multinazionale Monsanto con il marchio commerciale Roundup) è l’erbicida più diffuso al mondo ed è classificato, in base alla direttiva 67/548/CEE, come irritante e pericoloso per l’ambiente, tossico per gli organismi acquatici e con  formulati pericolosi per l’uomo e/o per l’ambiente acquatico;

2. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha fissato la dose massima di assunzione giornaliera di glifosato in 0,5 mg per kg di peso corporeo;

3. L’Agenzia per la ricerca sul cancro Iarc (OMS) di Lione, nel 2015,  ha classificato il principio attivo come un “probabile cancerogeno per l’uomo” e come tale lo ha inserito nel gruppo delle 66 sostanze a rischio;

4. Vari studi hanno dimostrato che le erbe infestanti hanno sviluppato una resistenza al glifosato: ad esempio la soia ogm pensata per ridurre l’uso degli erbicidi, ha prodotto l’effetto contrario. Il vero “boom” del glifosato scoppiò quando Monsanto cominciò a introdurre varietà di piante resistenti al glifosato: gli agricoltori potevano liberarsi delle piante infestanti semplicemente irrorando di glifosato i loro campi glifosato-resistenti.

5. Considerato che oltre il 97% dei prodotti alimentari commercializzati nel nostro continente contiene residui di glifosato, e tracce di glifosato sono state trovate nelle urine di 48 europarlamentari con concentrazioni da 0,17 a 3,5 microgrammi per litro ed una media di 1,73 (fonte: Agricolae.eu); altri studi in Germania avevano già dimostrato, su un campione di 2009 persone, che il 99,6%, presentava residui di glifosato nelle urine; il 75% di queste con una concentrazione almeno cinque volte superiore ai limiti consentiti per l’acqua; il 35% di queste con una concentrazione addirittura superiore tra le dieci e quarantadue volte (fonte: Test Il Salvagente);

6. che la rivista tedesca Oko-Test ha trovato tracce di glifosato oltre che nel latte materno, nel miele e nella birra, in 14 campioni su 20 di farine di frumento, d’avena e pane (fonte: Test Il Salvagente);

7. che in una recente interrogazione al ministro della Salute, da parte di un gruppo di parlamentari alla Camera dei deputati, si afferma che il glifosato sarebbe presente persino nei vaccini destinati ai bambini nei primi mesi di vita, secondo i risultati di una ricerca autofinanziata dall’ associazione nordamericana Moms Across America (fonte: Agricolae.eu).

8. Tenuto conto che il glifosato viene ampiamente usato anche in pre-raccolta negli USA e Canada nelle coltivazioni di grano duro, per favorirne la maturazione artificiale, con conseguente presenza di residui nel grano raccolto e nelle farine che ne derivano;

9. che non ha tempo di carenza in quanto è un disseccante totale che uccide tutto ed è pertanto illegittimo: l’uso di prodotti chimici in pre-raccolta  comporta l’incremento di residui chimici nelle derrate alimentari e va quindi vietato;

10. che l’Italia importa grano duro da USA e Canada per la miscelazione e produzione di semole per pasta, pane e altri prodotti da forno. Questi rapporti commerciali, in particolare con il Canada, sono stati recentemente rafforzati dalla stipula degli accordi CETA a livello UE. (CETA= Canadian European Trade Agreements = accordi commerciali tra Canada ed Europa);

11. che su alcuni marchi di pasta italiana,  secondo i dati pubblicati dal Test Salvagente, in data 23 Aprile 2016, sono state trovate tracce di glifosato, anche se sotto le soglie previste dalla legge (in particolare negli spaghetti Colavita 0,019 mg/Kg, negli spaghetti del Verde 0,083 mg/Kg, nelle penne ziti rigate Divella 0,033 mg/Kg, negli spaghetti Divella 0,038 mg/Kg, nella Mafalda corta Garofalo 0,043 mg/Kg, negli spaghetti Italiamo Lidl 0,070 mg/Kg, nelle farfalle rigate La Molisana 0,160 mg/Kg e negli spaghetti La Molisana 0,056 mg/Kg);

12. che l’Unione Europea definisce i tenori massimi di glifosato nei prodotti alimentari (pasta, etc), in 10 mg/kg (ppm).

13. Preso atto che la legislazione europea e italiana dal mese di agosto 2016 vieta l’uso di glifosato in pre-raccolta per il grano duro. In particolare, il regolamento di esecuzione (UE) 2016/1313 della Commissione del 1° agosto 2016, ha modificato il regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 per quanto riguarda le condizioni di approvazione della sostanza attiva glyphosate; e il ministero italiano della Salute, con un decreto entrato in vigore il 7 ottobre 2016, ha recepito tale regolamento, imponendo una serie di divieti all’uso del glifosato, tra cui l’impiego sui cerali prima della raccolta, al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura;

14. che la Regione Calabria, con la deliberazione n. 461/2016 della Giunta regionale ha bandito il pesticida della Monsanto, e conseguentemente le aziende agricole calabresi che utilizzano questa sostanza saranno escluse dai finanziamenti del Piano di sviluppo rurale;

15. che la Regione Molise, nel PSR 2015-2020, misura 10.1.2 dedicata alle tecniche di agricoltura conservativa, ha vietato l’impiego dei diserbanti, per chi vuole accedere ai contributi previsti dal PSR;

Purtuttavia,

continuando a consentire le importazioni di grano contenente glifosato dai paesi non UE (come indicato al punto 10), il governo italiano non sta effettivamente salvaguardando la salute dei cittadini. Del resto, per abrogare le soglie di tolleranza dei pesticidi negli alimenti in Italia si è tenuto un referendum nel 1992, con circa 20 milioni di voti espressi, di cui oltre il 95% favorevoli.

Inoltre,

nonostante il decreto del governo, molte regioni italiane prevedono tuttora ampio uso del glifosato anche per pratiche definite ‘sostenibili’, finanziate dai nuovi PSR.

Infine,

tenuto conto che una petizione su scala globale, sostenuta da una coalizione di 38 realtà italiane ha già chiesto alle Autorità politiche europee e a quelle degli Usa, Canada e Brasile di esercitare il principio di precauzione e sospendere immediatamente l’uso del glifosato. (https://www.avaaz.org/it/monsanto_dont_silence_science_loc_eu/?fpla

Alla luce di quanto sopra affermato e considerato che la comunità europea può stabilire solo il livello minimo di tutela ambientale, sotto al quale non si può andare, mentre quello massimo e di precauzione viene stabilito comunque dagli stati membri (Sovranità Ambientale e Sanitaria) riteniamo che il principio di precauzione, secondo il quale, anche a fronte di un minimo sospetto di tossicità sarebbe opportuno fermarsi e riflettere, debba essere esercitato sia dal Governo che dalle Regioni Italiane, bandendo l’uso del glifosato in Italia. Si rammenta che il principio di precauzione, base del diritto europeo e nazionale, prevede l’inversione dell’onere della prova, ovvero che prima di immettere sostanze nell’ambiente e in particolare nell’agricoltura, deve essere dimostrata la loro innocuità.

Si chiede:

–       che il Ministro Lorenzin dichiari ricevibile la nostra petizione, al fine di consentire al consumatore di difendere la propria salute, oggi “avvelenata a norma di legge” e senza avvisi in etichetta;

–       che per il principio di precauzione sia vietata la vendita di glifosato sotto qualsiasi marchio commerciale esso si presenti;

–       che per la tutela della salute dei cittadini italiani e per la loro reale sicurezza alimentare, Governo e Regioni esercitino il principio di precauzione e sospendano immediatamente l’importazione di grani esteri contenenti glifosato;

–       che il Ministro Lorenzin, unitamente al Ministro Martina, neghi ogni autorizzazione governativa alle importazioni di grano estero proveniente soprattutto dal Canada;

–       che il Ministro Martina modifichi in sede europea la PAC che limita la nostra coltivazione di grano duro specie laddove si incentivano forme di set-aside;

–       che ogni regione italiana, in particolare nel mezzogiorno, dove la coltivazione del frumento duro è particolarmente vocata, proceda all’aggiornamento dei Disciplinari di Produzione Integrata delle infestanti e Pratiche agronomiche, escludendo dai finanziamenti del Piano di sviluppo rurale tutte quelle aziende che fanno uso di glifosato.

Firma anche tu la Petizione: 

 

Petizione StopDeossinivalenolo

Premesso che
l’Unione Europea con il reg 1881/2006 definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari, ed in particolare del deossinivalenolo (DON), nei modi seguenti:
– grano duro e avena non trasformati 1750 ppb
– cereali destinati al consumo umano diretto, farina di cereali 750 ppb
– pasta 750 ppb
– pane, prodotti di pasticceria, biscotteria, merende a base di cereali e cereali per colazione 500 ppb
– alimenti a base di cereali ed altri alimenti destinati ai lattanti ed ai bambini 200 ppb

(si precisa che 1 ppb equivale ad 1 microgrammo/kg)

Considerato che lo stesso regolamento UE n.1881/2006 stabilisce la dose giornaliera tollerabile, TDI (tolerable daily intake ) relativa alla tossina DON ( deossinivalenolo) pari a 1 microgrammo/ Kg di peso corporeo; ne consegue che una persona adulta del peso di 75 kg, ha una TDI ( dose giornaliera tollerabile) per la micotossina DON, di 75 microg/die;
che il consumo medio italiano di prodotti a base di cereali è stimato in circa 115 kg/anno, pari a 315 gr/giorno (fonte Istituto Nazionale della Nutrizione);

che il consumo di 315 gr di prodotti a base di cereali (pasta, pane, biscotti, cereali, fioccati ecc.) supponendo un contenuto massimo pari a 750 microgr/kg di DON, comporta l’assunzione di circa 236 microgrammi di DON, dose tollerabile da un individuo di 236 kg di peso, ma sicuramente superiore del 300% alla dose massima giornaliera tollerabile da un individuo di 75 kg di peso corporeo;

che il legislatore nel definire i limiti del DON e nel valutare gli effetti nocivi per la salute dei cittadini europei, fissando una TDI pari a 1 microgrammo/kg di peso corporeo, non ha considerato l’esposizione della popolazione italiana che adottando la dieta mediterranea, consuma prodotti a base di cereali in quantità di gran lunga superiori agli altri cittadini europei; basti pensare che gli italiani hanno un consumo annuo pro capite di pasta pari a 26 kg a fronte di kg 7,4 per i tedeschi, kg 9,3 per i francesi, kg 2,5 per gli inglesi, kg 5 per gli spagnoli (fonte Unipi, Unione Industriale pastai italiani);

che per la tutela della salute dei lattanti e dei bambini italiani, poiché il consumo dei prodotti a base di cereali non è differenziato, in quanto sulle mense il pane, la pasta ed i prodotti derivati dei cereali sono destinati ad adulti e bambini senza alcuna differenza, è necessario ed indifferibile prevedere l’obbligo di riportare in etichetta il titolo di DON presente nel prodotto e di dichiarare la eventuale nocività se consumato dai lattanti e dai bambini, per i quali andrebbe definita l’età;

che i limiti fissati alla contaminazione degli alimenti a base di cereali, dalla micotossina DON, pongono il reg.1881/2006 in contrasto con il reg. 178/2002, il quale stabilisce il principio di precauzione quale garanzia della tutela della salute dei cittadini, prevedendo inoltre che dove ci sia un rischio per la salute, questo vada valutato anche in considerazione di altri fattori pertinenti, tra i quali gli aspetti di natura sociale, economica, etica e ambientale e non ultimo la realizzabilità dei controlli, ad oggi drammaticamente carenti;

che da analisi eseguite dal Labs, Laboratorio dell’Università “Federico II “ di Napoli, Dipartimento di Scienza degli Alimenti, responsabile prof. Alberto Ritieni, su 27 pacchi di pasta in commercio di diversi marchi, destinata alla alimentazione dei bambini, ben 7 sono risultate contaminate dalla micotossina DON oltre il limite fissato per i bambini.

I primi risultati di tali analisi sono stati pubblicati dalla rivista settimanale “Il salvagente” del 27 maggio 2010, a cui hanno fatto seguito altre analisi nel corso degli ultimi anni;

Si chiede:
– che il Ministro Lorenzin e la Commissione Petizioni del Parlamento Europeo dichiarino ricevibile la nostra petizione;
– che per la tutela della salute dei cittadini italiani e per la loro reale sicurezza alimentare, la revisione dei limiti di deossinivalenolo negli alimenti a base di cereali e loro derivati a livelli di sicurezza quali:
– grano duro e avena non trasformati 175 ppb
– cereali destinati al consumo umano diretto, farina di cereali 75 ppb
– pasta 75 ppb
– pane, prodotti di pasticceria, biscotteria, merende a base di cereali e cereali per colazione 50 ppb
– alimenti a base di cereali ed altri alimenti destinati ai lattanti ed ai bambini 20 ppb
( si precisa che 1 ppb equivale ad 1 microgrammo/kg)
– l’obbligo di riportare nella etichetta di tutti i prodotti a base di cereali e dei cereali stessi, il titolo di DON presente e di dichiarare la eventuale nocività se consumato dai lattanti e dai bambini;
– la preventiva obbligatoria colorazione prima della immissione in commercio, per tutti i grani non idonei alla alimentazione umana, onde evitare l’eventuale uso fraudolento di tali derrate.

Firma anche tu la Petizione: