A che servono le finzioni? Se il presidente di Italmopa afferma che la farina è “100% made in Italy a prescindere dall’origine del grano”, la replica della Coldiretti non può limitarsi a dire che “il trucco di Italmopa non inganna i consumatori italiani” mentre la magica soluzione alle furbizie sarà la finta norma sull’etichettatura d’origine.
Il tempo dei balletti e dei giri di valzer con gli industriali è finito, ma Coldiretti fa finta di non capirlo.
Da anni il settore agricolo si trova a combattere una battaglia contro la concorrenza sleale che, a causa della globalizzazione e del mancato rispetto di regole comuni, non conosce più confini, e Coldiretti vuol far crederci che una ridicola norma annacquata possa aumentare il livello di trasparenza sull’ origine del grano nella pasta.
La vera informazione che serve è un’altra.
Spesso parliamo di prodotti che arrivano da Paesi dove è previsto l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa, imbarcati su portarinfuse battenti bandiere ombra ovvero fuorilegge, ma la Coldiretti non spende una parola (il caso Dichlorvos al porto di Bari è eclatante). Nella Black list dei cibi più contaminati Coldiretti ha infatti dimenticato di inserire proprio il grano, da cui si ricava la famosa pasta e il pane! Ha forse paura di affrontare multinazionali in posizione dominante sul mercato?
Per non parlare del Don, Glifosate e Cadmio, su cui Coldiretti non si è mai sognata di fare una “campagna amica” d’informazione, come invece stà facendo GranoSalus, né di chiedere un’ etichetta trasparente sui livelli dei contaminanti in modo da consentire ai consumatori libera scelta se avvelenarsi a piccole dosi oppure no. A Coldiretti piacciono più le analisi statistiche su quanti italiani mangiano negli agriturismi rispetto alle analisi tossicologiche dei piatti di pasta.
All’atto pratico il consumatore cosa dovrebbe trovare scritto sulle confezioni di pasta?
Se l’origine della semola e la provenienza del grano coincidono, si potrà scrivere sulla confezione “grano duro e semola 100%…” seguito dal nome del paese
Ma il successo che la Coldiretti pensa di potersi intestare è in realtà una vittoria di Pirro.
Nel caso di miscele di varie origini e provenienze, si potranno completare le informazioni con la scritta riferita a “paesi Ue” e “paesi non Ue” come si fa attualmente con altri prodotti.
Visto che tutti miscelano il grano buono con quello cattivo, che cosa leggeremo dopo l’eventuale approvazione del provvedimento a Bruxelles nel 70% delle paste del Belpaese?
° Luogo di coltivazione: Paesi UE ed Extra Ue
° Luogo di lavorazione: Italia
In pratica vuol dire che il grano potrà arrivare da tutto il mondo e gli industriali potranno continuare a fregiarsi del Made in Italy truccato: grano estero, farina tricolore!
Coldiretti lo ha spiegato ai consumatori invece di fare finte guerre con Italmopa?