Fatture fuorvianti su Grano estero. Interrogazione al Ministro e nuovo accesso agli atti

Da più parti si invoca una dicitura meno fuorviante nelle fatture. Da alcuni giorni importanti operatori comprano grano duro estero, quasi certamente di dubbia qualità in base al prezzo d’acquisto, per rivenderlo ai commercianti locali e favorire l’abbassamento delle quotazioni. Nel frattempo l’ Associazione Granosalus ha chiesto i verbali del biennio 2018-2019 ed il senatore De Bonis ha presentato una nuova interrogazione per invocare una dicitura più corretta in fattura.


Da più parti si invoca una dicitura meno fuorviante nelle fatture.

Il grano duro nelle scorse settimane aveva avuto un importante rialzo, per via dell’annata non proprio felice in termini di quantità, ma improvvisamente le quotazioni hanno subito un calo. La ripresa dell’import di grano tende a calmierare i prezzi, come sempre, e ieri c’è stato un calo di 20 euro a tonnellata sulla piazza di Foggia.

Dall’ altro lato accade che al momento della vendita, le relative fatture, in molti casi, portano la seguente dicitura (che potrebbe essere fuorviante) “grano duro naz.”, laddove per “naz.” dovrebbe intendersi nazionalizzato.

Nelle fatture, per correttezza, sarebbe opportuno che si scrivesse “grano duro d’importazione nazionalizzato”. Certo non è obbligatorio, ma in questo modo si eviterebbe di “ingannare” i commercianti e, al contempo, quei commercianti meno corretti non verrebbero indotti ad acquistare a prezzi convenienti per poi farne miscele con grani locali o, peggio ancora, per tramutare in nazionale il grano estero.

In un momento di crescita del prezzo del grano locale, anche per la scarsa disponibilità di prodotto dovuta alle avversità atmosferiche, è bastato il semplice arrivo di tali grani esteri di dubbia qualità per invertire la tendenza di mercato.

Dopo le denunce degli agricoltori è arrivata una interrogazione parlamentare e una richiesta di accesso agli atti.

Nell’interrogazione si evidenzia che dalle audizioni al Senato dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi (ICQRF) e dell’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera (USMAF), le navi straniere non sarebbero oggetto di un controllo assiduo, auspicabile invece per un Paese come l’Italia, ai primi posti per il consumo dei derivati del grano.

I grani esteri, provenienti da aree dove il clima impone l’impiego di glifosato, dovrebbero essere assoggettati al principio di precauzione comunitario previsto dal regolamento (UE) 2016/1313, recepito dal decreto del Ministero della salute 9 agosto 2016, ma mai applicato con apposte circolari indirizzate ai dirigenti degli uffici periferici dell’USMAF.

Andrebbero, inoltre, riviste le norme di campionamento sulle navi, prevedendo analisi diffuse su ogni nave e su ogni stiva di grano, affidandole a laboratori accreditati e rendendo noti gli esiti delle analisi (collegate alle fatture) e del monitoraggio alle associazioni di tutela dei produttori e dei consumatori.

Nel frattempo l’Associazione ha provveduto a versare gli oneri per l’accesso agli atti della Cciaa di Foggia e renderà noti gli esiti quanto prima.

Un commento

  1. Salve, ma la politica solo bla, bla.. I cerealicoltori lasciati soli alla mercé dei grandi trader, grano canadese di terza qualità a costi bassissimi con uso di glisofato, farmaco che porta alla maturazione del prodotto che provoca tumori, e compratori, soprattutto mulini che mettono nei supermercati pasta senza etichettatura e cancerogena. Ma le grandi organizzazioni agricole, Coldiretti, Cia, Confagricoltura dove sieteeee? Solo chiacchiere, ma chi difende gli agricoltori da questo schifo di grano che arriva dal Canada, ma dove sono finiti i i controlli. Agricoltori lasciati soli.Vergogna!

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