La storia resta uno dei generi più battuti dalla Rai. E oggi Paolo Mieli nel dare corpo alla dialettica tra passato e presente, si è occupato su Rai 3 di Cavour, fautore del Regno d’Italia, ma anche abile speculatore. Fu il principale azionista della Società anonima dei Mulini angloamericani di Collegno. La puntata ha visto la presenza in studio – oltre che di uno storico francese – di tre giovani studenti universitari.
Il conduttore ha provato a tratteggiare la figura di Cavour a partire dal suo credo politico. Senza dimenticare che era un personaggio cosmopolita, astuto, intelligente e accentratore.
Tuttavia dopo aver tracciato un ritratto da “padre della patria” (per usare la retorica risorgimentale) e il difficile rapporto con la Chiesa (da scomunicato ottenne la confessione da un frate benedettino), l’ autorevole conduttore dimentica (forse per ragioni di tempo televisive) il ruolo importante che Cavour ebbe nelle questioni legate al grano.
Cavour e il difficile rapporto con la Chiesa
Mieli non dice le ragioni dell’ostilità che Cavour ha verso la Chiesa, nè le reazioni conseguenti. Sicchè per capire quel che accadde dobbiamo attingere ad altre fonti. Nel 1854 – scrive Angela Pellicciari nel suo libro – la politica “moralizzatrice” del conte di Cavour subisce un’improvvisa accelerazione: il governo del connubio Cavour Rattazzi presenta in Parlamento un progetto di legge per privare della personalità giuridica gli ordini contemplativi (monache di clausura) e mendicanti (francescani e domenicani innanzi tutto). In poche parole si tratta di sottrarre a monaci e frati tutto quanto hanno per vivere: privarli del loro conventi, delle proprietà che sono state loro donate dalla carità dei fedeli, di tutti gli oggetti di culto, dei loro archivi e delle loro biblioteche.
In nome di cosa Cavour propose una simile tirannica iniziativa ai danni di un’intera, innocua e benemerita, categoria di persone? In nome del progresso e della moralità. In nome della civiltà. In nome, da ultimo, della stessa religione. Quel disegno tirannico ebbe la sua completa realizzazione in tutto il mezzogiorno dopo l’Unità d’Italia.
Cavour e il sua facile rapporto con il grano
Paolo Mieli avrebbe fatto bene a ricordare anche gli altri tratti di una personalità così importante. Come tutti gli “illuminati”, il moralista Cavour è personalmente molto al di sopra di qualsiasi vincolo o regola morale, pur avendo doti superiori alla media. Peccato però che Mieli non abbia evidenziato la spiccata attitudine agricola-industriale-commerciale del famoso Conte.
Cavour aveva una capacità di lavoro incredibile. Per anni, ogni giorno, ha letto, capito, digerito, giudicato montagne di documenti, studi, rapporti, e bilanci, ha scritto decine di lettere, sempre di suo pugno, ognuna grave di responsabilità, ricevuto decine di persone, collaboratori diretti, agenti segreti, militari, finanzieri, patrioti che venivano da lontano, ha frequentato la Camera, dove dominava la discussione di qualsiasi problema, del quale egli conosceva a memoria i dati e sul quale egli aveva idee più chiare e pratiche degli altri. Si fidava solo di sé. Si affidava a uomini mediocri, come tutti i grandi accentratori. Dell’agricoltore aveva in politica le abitudini: si occupava di cento faccende allo stesso tempo, in vari stadi di sviluppo, ognuna da condurre avanti con cautela, a suo tempo. Non bruscava il corso degli avvenimenti. Seguiva la natura, perché la politica non obbedisce come le macchine, ma va assecondata, accompagnata, e va solo per la sua piega. Anche l’agricoltura è l’arte del possibile. Luigi Barzini jr “Epoca” 30 aprile 1961
Il Conte è anche uomo d’affari privo di scrupoli e dalle innumerevoli attività, nonchè principale azionista della Società anonima dei Mulini angloamericani di Collegno che, nel suo ramo, è la maggiore d’Italia.
Sempre la Pellicciari (invece che Mieli) ci ricorda che il 1853 è anno di carestia, il grano introvabile e il suo prezzo sale alle stelle. I vari governi italiani vietano, come ovvio, le esportazioni di grano mentre il governo sardo rimane fedele al proprio credo liberista col risultato che i produttori di farina (Cavour in testa) fanno affari d’oro vendendo grano all’estero.
Ecco cosa scrive il romanziere, deputato e storico, Angelo Brofferio su la Voce del 24 novembre:
«Il conte di Cavour e magazziniere di grano e di farina, contro il precetto della moralità e della legge. Sotto il governo del conte di Cavour ingrassano illecitamente i monopolisti, i magazzinieri, i borsaiuoli, i telegrafisti, e gli speculatori sulla pubblica sostanza, mentre geme, soffre, e piange l’universalità dei cittadini sotto il peso delle tasse e delle imposte».
Un messaggio che appare di straordinaria attualità, quasi come se il tempo avesse conservato quelle pratiche. Cavour è stato, dunque, un personaggio che ha segnato la storia dell’ Italia e ci ha fornito strumenti di conoscenza del tempo in cui viviamo.
Passato e Presente invece è solo il titolo del programma di Rai Storia, che ha perso l’occasione per sottolineare la sua vocazione, un pò dubbia, nel far comprendere meglio il presente attraverso il passato.