L’ ultima nave sorpresa a scaricare grano importato dall’estero è un cargo proveniente dal porto russo di Yeysk. Il cargo sventola il vessillo maltese, ovvero una bandiera di comodo. E’ partito dalla Russia il 12 agosto e dopo dieci giorni di navigazione, il 22 agosto 2017, alle ore 12.17, era già ormeggiato al porto di Barletta.
Nelle piazzole di sosta al porto di Barletta (BAT) i camion fanno la spola per scaricare il grano russo della SEA SPRINTER una General Cargo IMO 9364019 MMSI 229938000 costruita nel 2007, battente bandiera Maltese(MT) con una stazza lorda di 5197 ton, summer DWT 6355 ton.
Solo oggi le autorità del porto ci hanno confermato che si tratta di grano, circa 50 mila quintali, di cui però non è dato conoscere la qualità!
Chi sono i clienti industriali nostrani che si approvvigionano di un grano russo di dubbia qualità? Che tipo di controlli sanitari sono stati effettuati sulla nave?
Quel porto di provenienza è situato in una città della Russia europea meridionale (kraj di Krasnodar), a brevissima distanza dalle coste del mare di Azov (golfo di Taganrog), vicino Rostov.
Quest’area è nota perché qui si produceva il famoso grano duro Taganrog, un cereale introdotto in Italia nel 18° secolo, al fine di migliorare le qualità delle semole utilizzate per la produzione di pasta. Ma è anche famosa perché a ridosso di una più vasta area contaminata.
Infatti, secondo l’ultimo rapporto di Greenpeace – “Nuclear scars: The Lasting Legacies of Chernobyl and Fukushima” – l’inquinamento nucleare dopo il disastro di Chernobyl dilaga in Ucraina e in Russia, proprio in zone ampiamente coltivate a cereali. All’ epoca 150.000 km2 di terreni in Bielorussia, Russia e Ucraina furono contaminati a livelli tali da richiedere evacuazione o restrizioni sull’uso del suolo o sulla produzione alimentare. Oggi, oltre 10.000 chilometri quadrati (una superficie pari a quella della Basilicata) sono inutilizzabili per qualunque tipo di attività e i 10 chilometri quadrati attorno alla centrale lo saranno per 10.000 anni, a causa dei metalli radioattivi che impregnano il terreno.
Eppure, in queste zone adiacenti alla vasta area contaminata di 150 mila km2, pari alla superficie agricola italiana, coltivano grano che potrebbe essere contaminato da Cesio 137 e che viene venduto proprio a noi italiani.
Ma il triste primato della Russia è anche legato ai precedenti esperimenti nucleari come testimonia un articolo del 1993 del The New York Times.
Su questo grano non c’è embargo! E neppure i controlli! Lorenzin batta un colpo…