L’ Ordine del giorno accolto dal Governo in Senato (link) è un atto di indirizzo politico, un segnale positivo che va nella direzione di differenziare e valorizzare il grano duro italiano in un momento di crisi per i produttori. Che adesso devono dotarsi di una strategia competitiva per sopravvivere sul modello Desert Durum.
L’unica strategia che hanno gli agricoltori italiani per difendersi nel mercato globale è istituire, in Italia, un Marchio per il grano duro, sul modello di quello istituito negli Stati Uniti d’America con il brand Desert Durum, coltivato in Arizona e in California.
E’ questo il succo dell’ Ordine del giorno accolto dal Governo in Senato e presentato dai senatori Fazzone, Paroli e Rosso per dare una risposta alla crisi congiunturale del settore, che vede oggi l’arrivo di ingenti quantità di grano da Turchia, Russia e Canada.
Risoluzione
Già in passato il Governo si era impegnato in tale direzione con una Risoluzione conclusiva (n° 8-00202) presentata il 28/9/2016.
Il Governo, al fine di differenziare e valorizzare il prodotto italiano all’origine, si è impegnato a predisporre una griglia di valutazione volta a definire classi di qualità, quale strumento in grado di differenziare le caratteristiche della granella, non solo sulla base dei parametri merceologici come il peso ettolitrico, l’umidità e il contenuto proteico, e reologici, quali le peculiarità del glutine, ma anche sulle base delle caratteristiche chimiche e microbiologiche intese come contenuto di: micotossine, residui di erbicidi quali il glifosato, pesticidi (molto utilizzati nella conservazione post-raccolta), metalli pesanti e radioattività.
Nel 2017 a Matera la nostra associazione affrontò il tema e lo segnalò alla Commissione Politiche Agricole.
Oggi però un primo timido segnale di indirizzo politico sta arrivando dal governo, anche grazie al lavoro incessante dell’ associazione Granosalus.
Adesso bisogna tradurre questo segnale in una strategia competitiva ovvero in un piano dettagliato con un insieme di linee guida da seguire per raggiungere l’obiettivo prefissato. Tocca al Governo implementare con urgenza i pilastri della strategia per affrontare e risolvere l’ennesima crisi di mercato del grano duro, senza indugiare oltre. Il motivo è semplice: gli agricoltori sono giunti ad un punto limite in cui non hanno più la liquidità necessaria per affrontare le prossime semine. Il governo dovrà farsi carico anche di questo grave problema.
LA STRATEGIA ADOTTATA NEL MERCATO AMERICANO
Gli Stati uniti sono riusciti a valorizzare il grano duro più famoso al mondo che è il Desert Durum ®, un marchio brevettato di proprietà dell’Arizona Grain Research and Promotion Council e del California Wheat Commission.
Il marchio Desert Durum ® comprende molte varietà prodotte in zone irrigue pianeggianti del deserto dell’Arizona e California, con elevate concimazioni azotate, caratterizzate da elevate temperature (nei mesi Maggio-Giugno la temperatura media e di 32°C) e bassissima piovosità (la precipitazione annuale media è meno di 200mm). I programmi pubblici e privati di breeding svolgono un ruolo importante nello sviluppo di nuove varietà colturali per i cerealicoltori.
La produzione di Desert Durum® non è certamente elevata – essa ha fluttuato, nel corso degli ultimi 10 anni, tra 300.000 e 500.000 tonnellate – ma è unanimemente considerata di altissima qualità per le sue caratteristiche: straordinario contenuto proteico, forza del glutine, colore e assenza di micotossine (principali parametri tecnologici e tossicologici per definire la qualità del frumento duro).
Il Desert Durum ® si contraddistingue per la sua qualità costante dovuta alle condizioni meteorologiche stabili nelle zone di produzione e per il modello di filiera che contempla, tra l’altro, la selezione delle varietà, i contratti di coltivazione e le modalità di stoccaggio.
Gli agricoltori americani contrattualizzano e stabiliscono il prezzo del loro grano prima di seminarlo. I quantitativi annuali richiesti possono essere pre-contrattati in modo da assicurare una disponibilità adeguata. Ma attenzione sono gli agricoltori a decidere il prezzo e non i commercianti nè i mugnai (attraverso borse merci opache).
Gli agricoltori quindi hanno saputo differenziare il grano togliendolo dal mercato delle commodities.
C’è un problema di organizzazione che in Italia, fino ad oggi, è mancata.
Il problema che abbiamo in un mercato globalizzato è quello di differenziare il prodotto nazionale per non assistere ad un fenomeno assurdo – agevolato da una economia di guerra – che vede un forte calo della produzione nazionale (ritenuta una commodity) con prezzi in calo. E non in aumento.
Il prezzo del grano duro del Sud Italia – uno dei migliori del mondo, sotto il profilo organolettico e tossicologico – viene tenuto a un prezzo basso, perchè risente delle logiche di mercato di una commodity. Spesso soggette a speculazioni finanziarie.
I mugnai che acquistano il grano duro americano, prodotto al confine tra l’Arizona e la California sopportano invece costi molto più alti.
Per carità il Desert Durum ®, che è la varietà di grano duro americano che viene acquistata in Italia da certi mugnai e da certi commercianti, non contiene micotossine. Ma non si capisce perché questo grano duro americano, che non è assolutamente superiore al grano duro del Meridione d’Italia, debba essere pagato quasi il doppio del nostro grano duro.
Evidentemente essere competitivi significa avere qualcosa in più da offrire ai clienti rispetto ai concorrenti.
Del resto come hanno reagito le industrie italiane alla crisi del tessile ?
Creando dei brand. Le firme più prestigiose della moda hanno messo a riparo la produzione dei loro stabilimenti rispetto alla concorrenza internazionale (a basso costo) creando delle differenze che hanno valorizzato i loro capi d’abbigliamento.
Nel grano duro questo non è avvenuto per una serie di fattori.
Ricordiamo che il Mezzogiorno è area eletta per la produzione di grano duro ed è situata sullo stesso parallelo del Desert Durum ®. Ma noi abbiamo un altro vantaggio in più oltre all’assenza di micotossine. Nel Mezzogiorno non c’è la tendenza ad assorbire il Cadmio che negli Stati Uniti è considerato il rischio maggiore per questa coltura.
Una misura del genere aiuterebbe a risolvere il problema dello spopolamento delle aree interne, che, come ha rilevato l’Istat, chiama a farne le spese proprio il mondo agricolo.
IL SET-ASIDE COME PROVOCAZIONE
Chiedere sussidi come il set-aside è una provocazione, la minaccia di una rinuncia a produrre che dimostra, da un lato, l’assenza di strategia imprenditoriale, dall’altro, un assist per incentivare ulteriormente le importazioni favorendo così (involontariamente) il gioco degli importatori. Che ne sarebbe dell’ indotto?
Già con gli attuali eco-schemi la produzione si è ridotta senza considerare che lo Stato non correrà mai il rischio di ridurre ulteriormente l’approvvigionamento di una materia prima strategica per la sicurezza alimentare in un momento di crisi e di tensione internazionale dovuti alla guerra.
Non è un caso che il Governo abbia stanziato 30 milioni di euro per incentivare i contratti di filiera e fornire la documentazione fiscale indispensabile per le miscelazioni.