AGRICOLTURA INDUSTRIALE O TRADIZIONALE? COSA DICE IL RAPPORTO DELL’ OMS

L’AGRICOLTURA INDUSTRIALE FA A PUGNI, I SINDACATI AGRICOLI FANNO I TIFOSI, GLI AGRICOLTORI ANNASPANO E LA SALUTE PUBBLICA PAGA IL CONTO SECONDO OMS

E’ in corso una guerra che vede contrapposte due diverse visioni economico-sociali, anzi tre. Da un lato, alcuni gruppi di multinazionali che si contendono il business del futuro (alimenti artificiali, cibi ultraprocessati, senza tracciabilità e senza terra, marketing sfrenato), dall’ altro, gli agricoltori tradizionali che stando dalla parte dei consumatori vorrebbero una dieta mediterranea autentica ed ecosostenibile. Quella dieta che tutela la salute pubblica, i bilanci sanitari dello Stato ed anche il futuro di quei territori rurali che lavorano la terra. Infatti, un rapporto dell’ OMS sottolinea la necessità di una regolamentazione rigorosa per frenare il potere dell’industria e proteggere la salute pubblica.

Siamo proprio sicuri che bisogna arrivare alla dieta mondiale anche attraverso i cibi che non provengono dalla terra? Qualcuno pensa di poter sostituire il lavoro degli agricoltori, guardiani della terra, con quello degli industriali? La vera posta in gioco, per noi italiani, è stabilire chi realmente produce per la dieta mediterranea con la massima identità italiana, ma per farlo occorre frenare il potere dell’industria.

Infatti, se pensiamo al mercato della pasta (piatto base della dieta mediterranea) nessuna delle multinazionali ha le carte in regola per potersi fregiare del marchio mediterraneo o made in Italy. Né quelle spalleggiate dall’ autoritarismo corporativo di Coldiretti, né le altre.

Cosa dicono i test?

Del resto, i test di Granosalus continuano a dimostrare, attraverso la presenza di alcuni marcatori, che siamo di fronte a comportamenti non corretti da parte di quelle industrie italiane che dichiarano di utilizzare al 100% grano italiano.

Spaghetti al Don: il test conferma la presenza anche nelle paste 100% grano italiano

Da una ricerca fatta dal Cnr risulta che il 40 per cento degli italiani abbia abbandonato la dieta mediterranea e quelli che la seguono davvero sono solo il 13 per cento perchè costa troppo.

La faccenda dunque è seria ma non riguarda solo il costo della dieta o l’etichetta a semaforo. Oggi i consumatori vogliono sapere qual’è il livello di contaminanti presenti nel cibo che mangiano, vogliono più informazioni sull’effetto cocktail, vogliono frenare il potere dell’industria.

Ecco perchè non si fidano delle alleanze di facciata tra alcuni sindacati e multinazionali. Questa perdita di fiducia deriva dal fatto che il cibo industriale – secondo l’Oms – causa 19 milioni di morti all’anno a livello globale, ovvero il 34% di tutti i decessi.

In Europa, sempre secondo l’Oms, queste industrie sono responsabili, in tutto o in parte, di 2,7 milioni di morti all’anno uccidendo ogni giorno almeno 7000 persone. E lo fanno attraverso strategie di marketing mirate, ingannando i consumatori e facendo false affermazioni sui benefici dei loro prodotti o sulle loro credenziali ambientali. Sfruttano il mediterranean sounding per vendere cibi ultra processati a basso prezzo che sono la prima causa di obesità.

Report Oms

Ad avallare questo stato di cose e a mettere tutto nero su bianco è l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) in un Report presentato pochi giorni fa dal titolo Commercial determinants of noncommunicable diseases in the WHO European Regionnel quale si legge come “le ricerche sponsorizzate dalle aziende alimentari danno quasi invariabilmente risultati favorevoli allo sponsor anche quando ricerche finanziate in modo indipendente dimostrano il contrario”.

I capitoli del rapporto esplorano sistematicamente vari aspetti di come gli interessi commerciali aggravano le malattie non trasmissibili e le strategie chiave utilizzate dagli attori commerciali per influenzare negativamente le politiche relative alle malattie non trasmissibili a livello nazionale e internazionale. 

Il rapporto OMS esorta gli attori della sanità pubblica a sviluppare competenze nei quadri economici e giuridici, a garantire la trasparenza e a gestire i conflitti di interessi in modo efficace. Il rapporto sottolinea la necessità di solide riforme finanziarie e di una regolamentazione rigorosa per frenare il potere dell’industria e proteggere la salute pubblica. 

La concentrazione del mercato è molto elevata e pone il controllo di interi settori (dall’alimentare al farmaceutico) nelle mani di un numero limitato di potenti attori commerciali. Queste multinazionali (con i loro livelli di occupazione ed il gettito fiscale) sono spesso di fondamentale importanza strategica per i governi, il che conferisce a tali aziende importanti risorse allo scopo di plasmare i risultati politici.

Ecco perchè si assiste ad una maggiore esitazione da parte dei governi nell’attuazione di misure politiche e regolamenti che potrebbero minacciare la capacità di realizzare profitti di queste aziende dominanti.

Serve, dunque, un movimento di consumatori forte e capace di influenzare la politica e i processi decisionali per il bene comune.

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