Con questo andamento del prezzo gli agricoltori italiani non possono più andare avanti. A rischio la pasta made in Italy. La quotazione del Fino scende a quota 395-400 euro/t. (era a 455-460 euro/t. il 2 agosto), mentre aumenta il deficit produttivo mondiale di grano duro. Per protesta si dimette un Commissario di borsa.
Dopo quattro settimane di chiusura estiva, la Borsa merci di Foggia riapre con un calo di 6 euro a quintale rispetto alla seduta del 2 agosto, senza che ci siano stati scambi adeguati in tal senso e in controtendenza rispetto al mercato internazionale.
Infatti, il Comitato di gestione cereali del Masaf, durante la videoconferenza del 24 agosto scorso, aveva segnalato un aumento del deficit produttivo mondiale. La produzione è scesa a 30,6 Mioton. Contro un consumo pari a circa 33 Mioton. Gli stock sono ad un livello pari a 1,1 Mioton., il livello più basso degli ultimi 10 anni. Il calo degli stock è evidente in USA e Canada. Nel Canada inoltre è previsto un calo della produzione di circa 1 Mioton.
Le quotazioni di Foggia, dunque, appaiono del tutto inspiegabili, andrebbero riviste e meritano maggiore attenzione da parte delle associazioni di categoria, se è vero che un componente di un’associazione per protesta si è già dimesso dalla Commissione prezzi. E in precedenza invece si ha certezza della sospensione di un altro commissario “non allineato”.
Del resto, già in passato abbiamo avuto modo di dimostrare quanto fossero lacunosi i listini, al punto da essere nulli. Qui troverete la sentenza di annullamento dei listini della Borsa merci di Foggia 2016-2017.
Il ruolo delle organizzazioni agricole dovrebbe essere quello di difendere gli interessi degli agricoltori, evitando le vendite sottocosto, anche rispetto a coloro che hanno chiesto e ottenuto un ribasso ingiustificato del prezzo del grano duro.
Non si può accusare il mercato di essere volatile, senza fare mea culpa. I sindacati agricoli non si possono occupare di altro per darsi un senso.