La questione grano duro è ormai diventata un tema di interesse economico mondiale ed un problema del sistema grano-pasta italiano, con troppe contraddizioni tra libero commercio, salute e controlli. Senza il grano duro italiano del mezzogiorno non c’è la sbandierata sovranità alimentare e nemmeno quel tocco di nazionalismo culinario. Su queste contraddizioni il Diritto è arrivato prima della Politica nel dare ragione alla battaglia sostenuta dall’Associazione GranoSalus, ma anche le imprese più lungimiranti potrebbero focalizzarsi sul bene comune. Il mercato che funziona è quello regolato.
Nei giorni scorsi c’è stato un nuovo incontro al Masaf per parlare di grano e pasta. Il secondo, da quando si è insediato il nuovo Governo, ma la delusione degli agricoltori è notevole perchè c’è ancora stallo sulle richieste più urgenti.
La Commissione unica nazionale-CUN ed il Registro dei cereali sono le questioni più impellenti, senza delle quali non si può parlare di trasparenza del mercato.
Commissione unica nazionale prezzi-CUN
La CUN grano duro è stata istituita in via Sperimentale dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a partire dall’11 ottobre 2021 e sino ad ottobre 2022. Appena si è insediato il nuovo governo, la Commissione è stata sospesa per refrattarietà degli industriali, favorevoli a mantenere in vita meccanismi desueti e opachi. E il Ministro in un Question Time a novembre 2022 aveva dichiarato:
“L’attività della CSN è terminata in questi giorni e il bilancio è positivo. Per tali motivi, registrato il più ampio consenso della parte agricola alla prosecuzione dei lavori e l’unanime volontà di elevare la CSN a Commissione Unica Nazionale, valutiamo di proseguire questo percorso virtuoso di trasparenza e di regole certe per la formazione dei prezzi indicativi.
Nell’ ultimo incontro del 3 agosto il ministro ha reso noto che:
“un elemento importante emerso dal tavolo e’ stata la disponibilita’ a riattivare in via sperimentale la cun, commissione unica nazionale, sospesa dal 2022. ora le filiere sono chiamate a fornire alla politica proposte e soluzioni congiunte, che possano consentire di raggiungere appieno anche nel settore cerealicolo quella sovranita’ alimentare che e’ il cardine dell’azione di questo governo e del masaf”.
Ripartire con la sperimentazione della CUN non ha alcun senso perchè vuol dire ignorare le ordinanze dei tribunali, tenere in vita borse merci desuete, trascurare la salute dei consumatori e perdere altro tempo prezioso per il futuro di un settore strategico anche per le casse dello Stato. Il mercato che funziona è quello regolato dalla CUN effettiva che deve sostituire i listini delle borse merci locali. Quindi è maturo il tempo affinché si passi dalla fase sperimentale (come ancora chiedono gli industriali) ad una fase definitiva (come chiedono produttori e consumatori).
La politica ha il compito di arrivare prima della magistratura
Le sentenze dei tribunali italiani sono verità storiche che hanno già dimostrato, a monte, l’opacità di alcune borse merci locali e, a valle, il cartello delle industrie pastaie, ma hanno anche dimostrato la presenza di contaminanti, sia pur sotto i limiti, addirittura nelle paste dichiarate 100% italiane“.
Il Diritto, invece, è arrivato prima della politica nel dare ragione alla battaglia sostenuta dall’Associazione GranoSalus, attraverso le ordinanze dei tribunali, che hanno annullato i listini di un biennio della borsa merci di Foggia e riconosciuto l’autorevolezza delle analisi svolte dall’Associazione. Le sentenze hanno riconosciuto anche le affermazioni che ne sono derivate riguardo all’origine dei contaminanti presenti, contaminanti che appunto non avrebbero motivo e ragione di esistere nel grano prodotto in Italia ed in particolare nel Centro Sud.
La CUN ha dunque il dovere di armonizzare anche i criteri di valutazione della qualità del grano, proprio al fine di renderli aderenti al mercato internazionale dove si valuta anche la presenza di contaminanti. Il ritorno che avrebbero le casse dello Stato sarebbe enorme!
Una politica miope aumenta i rischi per la salute dei consumatori
In un’economia sociale di mercato i protagonisti sono il libero mercato e l’equità sociale, con lo Stato a fare da regolatore. In linea generale meno lo Stato interviene e meglio è perchè significa che tuto funziona bene. Ma questo principio liberale non può essere declinato come un principio assoluto. Va valutato in ogni caso.
Nel caso del grano il problema non riguarda solo l’economia di interi territori agricoli, bensì la salute dei consumatori italiani e il suo impatto negativo sul bilancio sanitario dello Stato. I consumatori oggi sono più attenti ad acquistare la pasta, e gli altri derivati del grano duro, hanno sete d’informazioni perchè, grazie alle attività svolte anche da noi, sono consapevoli dei potenziali rischi per la salute derivanti dalla presenza di contaminanti, in particolare Glifosate e DON.
Sui rischi per la salute umana dei contaminanti in questione esiste una vasta letteratura scientifica, che ricollega l’accumulo di tali elementi nel corpo umano a svariate malattie che hanno visto un preoccupante incremento negli ultimi anni (non solo il cancro, ma svariate malattie autoimmuni, allergie, interferenza endocrina, ecc.).
Il glifosato, anche a basse dosi, ha effetto genotossico (rompe il DNA e provoca microgranuli nelle cellule), ha effetto androgeno (interferisce con il sistema endocrino e provoca ritardo nello sviluppo sessuale) e ha effetto antibiotico (distrugge la flora intestinale). (Fonte: Prof.ssa Belpoggi)
Vi è stato un ampio dibattito, in ambito scientifico anche sull’aumento esponenziale dei casi di celiachia che qualcuno ritiene legato a tali metodi di coltivazione del grano. L’esposizione al glifosato potrebbe spiegare infatti anche l’aumentata incidenza di celiachia nel mondo: sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato sul Journal of Interdisciplinary Toxicology.
L’industria italiana deve comprendere che il grado di consapevolezza dei consumatori è cambiato, la qualità percepita dai consumatori va in una direzione diversa rispetto al tenore proteico della cosiddetta pasta di alta gamma.
Oggi i consumatori vanno alla ricerca di prodotti con assenza di residui. E’ questo l’interesse comune.
Non solo lo Stato deve regolare un mercato con troppe criticità, ma i tempi sono ormai maturi affinché i brand più famosi delle imprese italiane possano davvero, senza timidezze e retropensieri, scegliere di focalizzarsi sull‘interesse comune, la salute del pianeta e dei nostri figli, quello delle comunità e del territorio in cui operano, invece che sul solo immediato profitto.
Le marche di pasta che saranno capaci di intraprendere questa strada, saranno quelle vincenti perchè capaci di rispondere a istanze di tipo “politico” in senso pieno.
Del resto, quell’ affezione per il bene comune, storicamente, non può essere interamente delegata alle dinamiche di Parlamenti che rischiano sempre di scegliere opportunisticamente, sulla spinta di misere ragioni contingenti.
Registro Telematico
Il registro telematico del grano duro previsto dalla scorsa legge di bilancio dovrebbe consentire l’accertamento delle scorte di grano in Italia e diffondere pubblicamente i dati, al fine di impedire manovre speculative.
Anche su questa misura non ci sono certezze politiche e i consumatori si sentono ancora una volta traditi insieme agli agricoltori. Lo slittamento al 2025 dell’istituzione del Registro Telematico dei Cereali, non è certo una buona notizia.
Slittare vuol dire rinviare l’avvio del nuovo sistema che prevede azioni di contrasto e sanzioni verso fenomeni speculativi indisturbati. Tutto questo anche a maggiore tutela per i consumatori della filiera del pane e della pasta, poiché il monitoraggio più stringente sulle operazioni di carico e scarico dei cereali, anche di quelli importati, aumenta la sicurezza alimentare.
La pasta e il pane sono alla base della piramide della nostra dieta mediterranea.
Istituire onoreficenze di maestro dell’arte della cucina italiana non può prescindere dal ruolo che il grano del mezzogiorno conferisce alla sicurezza alimentare di una pasta autenticamente italiana. Vanno bene gli onori ai Maestri del cibo, ma occorre più attenzione per i Guardiani della terra che producono cibo agricolo e tutelano l’ambiente. Non cogliere il significato che può avere proprio in questo mercato la sovranità alimentare e il ruolo degli agricoltori, vuol dire essere miopi politicamente e succubi di mercanti a caccia solo di profitti.
Stiamo assistendo ad una disaffezione da questa coltura e dai contratti di filiera (solo il dieci per cento degli agricoltori sottoscrive quei contratti). Ciò provoca un abbandono della coltivazione con conseguente impoverimento degli agricoltori su cui si scaricano tutti i costi e perfino le riduzioni degli aiuti comunitari PAC che prima erano un ammortizzatore.
Se si perde altro tempo, senza agire con misure concrete, i consumi si ridurranno, le semine diminuiranno ulteriormente e saremo costretti ad importare sempre più dall’ estero con buona pace della pasta Made in Italy.