GUERRA: BLOCCO DEL GRANO RISCHIA DI PROVOCARE CRISI UMANITARIA

Mentre il piano di pace italiano tra Russia e Ucraina sembra, per il momento, in fase di stallo, la guerra del grano continua, con il blocco di 25 milioni di tonnellate del prezioso cereale nei porti del mar Nero. Tutto questo rischia di avere un impatto devastante, più della stessa guerra.

Continuano i venti di guerra tra Russia e Ucraina, e il piano di pace italiano non sembra trovare ancora nessun serio sbocco, tra le bocciature di Medvedev e le frasi un po’ più aperturiste del Cremlino. Nel frattempo, nei porti del mar Nero sono bloccate le navi che dovrebbero trasportare circa 25 milioni di tonnellate di grano in tutto il mondo e in particolare in paesi fragili come quelli del Nord Africa o la Somalia.
Russia e Ucraina, infatti, esportano circa il 30% del mercato globale dei cereali.

Crisi del grano e carestia

Come evidenziato da diversi osservatori economici e anche dall’ONU, il blocco ha provocato un preoccupante aumento dei prezzi del cibo, che colpisce soprattutto i paesi più deboli. Sempre secondo l’ONU, agli attuali 276 milioni di persone che attualmente soffrono la fame in tutto il mondo dopo la pandemia (erano 135 milioni prima del Covid), se ne potrebbero aggiungere altri 47 milioni proprio a causa di questa crisi.

Rischio aumento migrazioni

Il rischio concreto è che le carestie diano la stura alle migrazioni di persone in fuga dalla fame. Quest’ultimo allarme è stato lanciato anche dalla direttrice generale del DIS (dipartimento informazioni e sicurezza) Elisabetta Belloni, in audizione al Copasir il 24 maggio.

Sono in atto tentativi di far arrivare le forniture di grano in maniera alternativa. Un paio di giorni fa un treno merci ha trasferito un carico di grano in Lituania, al porto di Klaipeda, attraverso la Polonia. Ma la quantità di grano è tale che, secondo alcuni, per trasportare tutte quelle forniture via treno ci vorrebbero anni. Non a caso il 90% dell’export da Russia e Ucraina avviene via mare.

Il “canale verde” della Cina

La situazione appare talmente allarmante che persino il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, durante un colloquio con l’omologa tedesca Annalena Baerbock, ha chiesto che si attivi un “canale verde” per consentire l’export di grano. E ha anche ribadito la disponibilità della Cina “a mantenere la comunicazione tra le parti”. Non va dimenticato che la Cina da molto tempo acquista quantità considerevoli di grano in tutto il mondo. Attualmente possiede il 50% delle scorte mondiali, con 150 milioni di tonnellate conservati in depositi segreti.

Le reazioni della politica

Il blocco delle navi è diventato dunque parte integrante del conflitto. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non ha usato mezzi termini. Al Forum economico mondiale di Davos, ha affermato: “La Russia sta usando la fame per esercitare potere”. Il Cremlino starebbe addirittura “confiscando le riserve di grano e i macchinari agricoli”. A suo dire, la carestia provocata dalla carenza di grano e cibo potrebbe causare “più morti della guerra stessa”.
Riprovazione e preoccupazione per il blocco del grano sono state espresse, assieme alla Von der Leyen, dalle più alte istituzioni nazionali e internazionali.

Negli ultimi giorni è stato anche ipotizzato di intervenire attivamente per sbloccare le navi. Alcuni partiti non hanno escluso di usare la forza: “un’iniziativa umanitaria e militare per portare via il grano da Odessa”. Un po’ più cauto il premier Draghi, il quale ha parlato di una “iniziativa condivisa che sblocchi i milioni di tonnellate di grano bloccati. Tutte le parti in causa aprano una parentesi umanitaria per evitare uno scenario che farebbe morire milioni di persone”.

Mosca: grano in cambio di revoca sanzioni

È di oggi (26 maggio) una dichiarazione stampa del viceministro degli Esteri russo Andrei Rudenko in base alla quale la Russia sarebbe pronta a fornire un corridoio umanitario alle navi che trasportano cibo perché lascino l’Ucraina in cambio della “revoca di alcune sanzioni”. “Abbiamo ripetutamente affermato – afferma Rudenko – che una soluzione al problema alimentare richiede un approccio globale, inclusa la revoca delle sanzioni che sono state imposte alle esportazioni russe e alle transazioni finanziarie”. Il viceministro richiede anche “lo sminamento da parte ucraina di tutti i porti dove sono ancorate le navi. La Russia è pronta a fornire il necessario passaggio umanitario, cosa che fa ogni giorno”.

Staremo a vedere se questa proposta sarà accolta dalla comunità internazionale. Vi terremo aggiornati.

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