Gli ultimi dati ISMEA entrati in nostro possesso confermano senza ombra di dubbio ciò che diciamo da settimane e ciò che nei giorni scorsi ha ammesso anche il governo: è in atto speculazione sulle semole e la pasta. Leggi qui tutti i dati.
Alcuni dati ISMEA che Granosalus ha potuto visionare dimostrano senza ombra di dubbio che la retorica della guerra in Ucraina è stata utilizzata ad arte per giustificare rincari che non hanno ragione di esistere.
Il grano duro non arriva dall’Ucraina
Il frumento duro non arriva dall’Ucraina né dalla Russia se non, nel caso di quest’ultima, in maniera del tutto marginale. La sua quota export è appena il 3% del mercato globale. La tabella qui sotto mostra infatti che il principale esportatore è il Canada.
Noi di Granosalus lo abbiamo detto fin da subito e ribadito diverse volte. Così come ha fatto il senatore Saverio De Bonis in un’interrogazione di pochi giorni fa. E così come ha fatto anche il governo e il ministro Patuanelli .
Italia secondo importatore al mondo di grano duro
La seconda tabella ISMEA conferma il paradosso da noi già sottolineato: pur essendo l’Italia naturalmente vocata alla coltivazione di grano duro, risulta essere il secondo principale paese importatore al mondo.
Il paradosso è aggravato dal fatto che tutto questo è stato il frutto di una deliberata politica che ha incentivato a tenere fermi i terreni. È anche il risultato delle linee della nuova PAC, che ha abdicato a una delle sue missioni originarie, cioè garantire il fabbisogno di cibo, e in particolare di alcuni prodotti strategici come il grano (oltre che di assicurare un equo reddito agli agricoltori). Se si fosse invece potenziata la produzione nazionale, come raccomandato dallo stesso Piano cerealicolo nazionale, non avremmo oggi 600.000 ettari di terreni abbandonati, e il grano italiano – il migliore al mondo – potrebbe bastare per garantire l’autosufficienza (magari con quote minime di importazione). Il Sud, in particolare, potrebbe tornare a essere il granaio d’Italia.
Giustificati i rincari per grano tenero?
Dalla terza tabella ISMEA si evince che, i rincari delle farine prodotte dal grano tenero quali pane e biscotti, potrebbero apparire più giustificati. Fermo restando che al Sud si consuma prevalentemente pane di grano duro.
Pur essendo la Russia e l’Ucraina tra i principali paesi esportatori del mondo, non lo sono per l’Italia che acquista anche da altri paesi e che figura all’ottavo posto tra gli importatori (vedasi quarta tabella), con una quota del 3% sull’import mondiale nell’anno 2020. Ciò non giustifica tutto l’allarmismo mediatico, in quanto i mercati di approvvigionamento sostitutivi sono molteplici (Usa, Canada, Francia, Argentina, Germania).
Insomma, sui rincari in atto ci sono ancora diversi aspetti da chiarire. Vi terremo aggiornati con nuovi focus.