Grano: sono sostenibili contratti di filiera a prezzi nulli?

Per mascherare pratiche poco trasparenti, che penalizzano gli agricoltori e distorcono il mercato, ancora una volta vengono usate espressioni allettanti come ‘contratti di filiera’ e ‘Made in Italy’, senza alcun vantaggio per i consumatori costretti a diete iperproteiche.


Protagonista di questo gioco d’illusionismo è il grano duro, fondamentale per l’Italia, dove però a dettare le regole del gioco è come sempre la grande industria.

Il Ministro Bellanova ha appena firmato con la Barilla un protocollo d’intesa per il grano duro italiano che prevede l’impegno del Ministero a sostenere la sottoscrizione di contratti di filiera (nulli) nel settore grano e pasta attraverso un aiuto ad ettaro agli agricoltori per un volume di contributi pubblici di 40 milioni di euro nel quadriennio 2019-2022.

Tuttavia non sempre il nostro governo effettua le necessarie verifiche sul contenuto dei contratti rispetto agli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato e/o distorsione della concorrenza.

Il governo italiano, infatti, avrebbe dovuto fare le opportune verifiche e scoprire che quei contratti sono ancorati a una Borsa merci i cui prezzi sono stati dichiarati nulli e che tra i membri della Commissione prezzi figurano dirigenti della stessa Barilla.

Dunque, anche se necessari e proporzionati, gli aiuti possono talvolta determinare un cambiamento di comportamento che falsa la concorrenza.

Nella fattispecie il rischio di distorsione della concorrenza appare elevato anche se gli importi degli aiuti concessi sono ridotti.

La questione è approdata in parlamento con una interrogazione, dalla quale si evince che:

1) le filiere fissano prezzi minimi e massimi contro le regole dell’Unione europea;

2) il regime italiano così strutturato ed incentivato “non consente di escludere che il prezzo minimo imposto dagli industriali agli agricoltori pregiudichi il vantaggio concorrenziale”;

3) il sistema d’incentivi previsto dal Ministero e le norme tecniche imposte nei contratti di filiera, pur favorendo l’acquisto del grano italiano, tendono a creare un danno ai produttori che non possono così esercitare la libertà di mercato e a ripartire le fonti di approvvigionamento e i mercati;

4) l’ancoraggio dei contratti di filiera alle borse merci locali, in particolare Foggia ed Altamura (Bari), nelle quali la presenza di dirigenti di multinazionali, tra i più grossi acquirenti di grano, “altera il processo di formazione dei prezzi”. Lo ha dimostrato la sentenza del Tar Puglia del 16 settembre 2019 (n. 01200/2019) che ha annullato i listini di un biennio (2016-2017) rendendo “nulli” così anche tutti i contratti di filiera.

Cosa risponderà il Ministro Bellanova?

Nessun vantaggio per i consumatori

Questi contratti sono richiesti dall’industria della pasta perchè vuole un grano duro con un tenore proteico almeno del 14 per cento (la pasta bio Barilla ha un contenuto proteico dell’11,5% e tiene ugualmente la cottura).

Si racconta che l’alto tenore proteico serva per produrre una pasta che tiene durante la cottura: cosa anche vera ma, in realtà, l’esigenza dell’industria è quella di accelerare il processo di essiccazione della pasta ad alte temperature, risparmiando così sui costi di produzione.

La robusta presenza di proteine, infatti, consente alla pasta di resistere allo stress termico. Invece di essiccare la pasta in 24 ore, la grande industria essicca la pasta ad alta temperatura in appena 2 ore. Ma questo mal si concilia con il nostro intestino poiché una pasta con un così alto tenore proteico crea problemi all’organismo dell’uomo e, inoltre, l’essiccazione ad alte temperature produce le “furosine” che sarebbero cancerogene.

La furosina è inoltre molto aggressiva sui villi intestinali, una volta assorbita nell’ intestino tenue, entra nel sangue, non può essere bloccata e si diffonde nel tessuto connettivo presente in ogni organo. Destruttura il collagene e il tessuto connettivo compromettendo la nutrizione e la ossigenazione delle cellule. Gli organi bersaglio sono il rene e il fegato.

Inoltre gli effetti antinutrizionali della reazione di Maillard, da cui si formano composti che possono liberare furosina, ridurrebbero sia l’assorbimento di alcuni oligoelementi e vitamine che la DIGERIBILITA’ delle proteine. La lisina e la metionina, aminoacidi essenziali contenuti nel grano, diminuirebbero progressivamente all’aumentare della temperatura di essiccazione.

Domanda: ci spieghi la Barilla se è più salutare per il nostro organismo una pasta bio all’ 11,5 % di proteine essiccata a bassa temperatura o una pasta convenzionale al 14% di proteine essiccata ad alta temperatura e indigeribile?

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