C’è un cartello sul seme da riproduzione Senatore Cappelli teso a limitarne la sua diffusione? Il frumento duro che vuole bene alla terra e alla salute dell’ uomo fu’ costituito da Nazareno Strampelli, non dalla SIS, Società Italiana Sementi che, secondo alcune prove documentali, rilascerebbe il seme solo aderendo alle sue filiere. Biopirateria con lo zampino della Coldiretti e nullità del diritto. Intervenga l’ Antitrust, il Mipaaf e l’ Ufficio Brevetti
Il grano duro Cappelli è ancora coltivato dopo quasi un secolo, in particolare nel meridione d’Italia (Puglia, Basilicata, Sardegna, Sicilia) con estensioni nelle Marche, Abruzzo e Toscana. Serve a produrre pasta di qualità superiore, pane e pizza biologici, nicchia che si va sviluppando insieme agli altri grani antichi e che genera sempre più un mercato interessante in cui qualcuno, però, vuole fare il monopolista.
Nazareno Strampelli (1866-1942 ), il genetista di Castelraimondo (Mc) che costituì questa varietà di grano nel 1915, operò presso la Regia stazione sperimentale di granicoltura di Rieti mediante selezione genealogica dalla popolazione nord-africana Jenah Rhetifah. Successivamente si traferì presso il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia
Il suo intento non fù quello di monopolizzare la genetica, ma di nutrire il mondo.
Strampelli dedicò questa cultivar al marchese abruzzese Raffaele Cappelli, senatore del Regno d’Italia, che, negli ultimi anni dell’Ottocento, aveva avviato trasformazioni agrarie importanti in Puglia. Il marchese sostenne Strampelli nella sua attività di ricerca, attraverso campi sperimentali, laboratori ed altre risorse.
Nel 1929 anche Strampelli ebbe il titolo di Senatore del Regno per meriti scientifici guadagnati nella “battaglia del grano”, che il regime fascista aveva promosso per portare il nostro Paese all’autosufficienza alimentare. Da qui il nome alla varietà “Senatore Capelli“.
Oggi parlare di “battaglia del grano” può apparire apologetico, specie se usare questa frase serve a sostenere una credenza di Coldiretti, e dei suoi seguaci, contro le obiezioni degli avversari che non tollerano operazioni da monopolio con il sostegno di un sindacato agricolo ritenuto ormai da tutti gli agricoltori un “mediatore d’affari“.
La varietà “Cappelli” è ancora iscritta nel “Registro nazionale delle varietà”, tenuto presso il Mipaaf, ed il suo mantenimento in purezza è stato effettuato dalla Sezione di Foggia dell’Istituto sperimentale per la Cerealicoltura sino a quando, da oltre un anno, è finito nelle mani di alcuni moltiplicatori di Bologna.
Il regalo per la SIS
La SIS di Bologna ha infatti acquisito dal CREA di Foggia – a seguito di un bando europeo – la licenza di moltiplicazione per 15 anni. Nella manifestazione d’interesse c’era scritto:
Invito aperto ad Aziende Sementiere per formulare manifestazioni di interesse preliminari per l'acquisizione esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione della "nuova" cultivar...di grano duro denominata "CAPPELLI"
Nuova cultivar o biopirateria?
I brevetti sul vivente sono oggetto di forti critiche per le implicazioni di carattere etico, politico ed economico di cui sono foriere. Quando questi sono applicati al grano, con formule come quella in questione, le inquietudini si estendono anche al piano sociale per le implicazioni sulle sorti dell’ alimentazione.
La costituzione del seme Cappelli risale al 1915 e la prima iscrizione al registro nazionale risale al D.M. 05/08/1938 (G.U. n 196 del 29/08/1938). Il brevetto, dunque, sembrerebbe già scaduto ai sensi dell’ art 109 del Codice di proprietà industriale.
Inventare, pertanto, la formula “nuova” cultivar per attribuirne diritti di sfruttamento commerciale a qualcuno, è operazione perniciosa. Infatti, il Cappelli è stato iscritto nel registro delle varietà di specie agrarie, presso il Mipaaf, la prima volta in data 05/08/1938, poi il 03/05/1969 venne reiscritto, poi ci fu un secondo rinnovo il 13/10/1990, un terzo rinnovo il 14/02/2001 e l’ ultimo rinnovo il 26/02/2011.
Ai centri di ricerca agraria nazionali spetta il compito di migliorare le varietà e divulgarle presso gli agricoltori. Nel caso del Cappelli, il CREA ha mantenuto in purezza il patrimonio genetico del costitutore (Nazareno Strampelli – Regia stazione sperimentale di granicoltura di Rieti). Mancherebbe, dunque, l’elemento di “novità” previsto dall’ art 103 del Codice di proprietà industriale.
Se, dunque, una linea varietale non ha subito nessuna “innovazione” nel tempo, tale da autorizzarne la brevettabilità, avanzare richieste di protezione o di commercializzazione in esclusiva su un grano già in uso presso le comunità locali, indurrebbe a pensare ad un caso di “biopirateria“.
Un grano antico che viene ribattezzato come nuovo è un ossimoro!
“A nostro modesto avviso non c’è nulla di nuovo rispetto alla genetica del grano Cappelli che gli agricoltori del Regno delle Due Sicilie usano da oltre un secolo. Tale modalità adottata dal CREA e dal Mipaaf, rappresenta una forzatura giuridica che è meglio interrompere per evitare contenziosi”
Il punto adesso qual’è?
La SIS, a seguito del bando, considera “cosa loro” la genetica di un grano antico patrimonio di tutti! Che peraltro ha nutrito il mondo! Quel miracolo italiano appartiene “a tutti” e non può essere prerogativa di pochi.
Oggi, in questa avventura tesa a presidiare una nicchia molto remunerativa, la SIS non è da sola. Negli accordi di esclusiva c’è di mezzo Coldiretti, Consorzi Agrari d’Italia (Lombardo-Veneto) & Proseme, Molino Grassi, Molino De Vita e Pastificio Sgambaro.
Peraltro, il presidente della Sis, Mauro Tonello, è anche vicepresidente nazionale Coldiretti, come potete evincere dall’articolo pubblicato da Terra e Vita.
Siamo quindi di fronte ad una sorta di cartello sul Cappelli e sulle semole? Inaccessibile a tutti quanti gli altri e perfino agli eredi di Strampelli che non avrebbero difficoltà ad affermare che:
“Privatizzare il Cappelli è come privatizzare l’aria che respiriamo!”
Secondo alcune prove in nostro possesso, questi signori della SIS non gradiscono che un privato possa acquistare liberamente da loro il seme Cappelli…A chi osa chiedere rispondono così:
...non vendiamo seme di cappelli se non dietro contratto di filiera, compreso di trasformatore. Non siamo in grado di fornire seme ad aziende agricole senza avere a monte un contratto con un trasformatore....
Attenzione, questo comportamento va contro la normativa sulla libera concorrenza: non si può limitare l’accesso al mercato del seme Cappelli. E’ illecito!
L’acquisizione in esclusiva del diritto di moltiplicazione da parte di Sis (sul seme “Cappelli“) non implica il diritto di escludere l’accesso al seme da riproduzione ad un libero agricoltore o ad un libero commerciante di semi. E limitarne l’uso solo alle filiere che sono legate alla SIS è ugualmente anticoncorrenziale.
La società sementiera SIS si trova, quindi, in una condizione di monopolio ed è pertanto obbligata legalmente a contrarre con tutti!
Questo modo di agire potrebbe far rabbrividire non solo l’ Antitrust, ma pure la buonanima di Strampelli…che non avrebbe mai voluto concentrare la sua scoperta nelle mani di pochi.
Come ha notato il servizio ricerca economica del ministero statunitense dell' Agricoltura, le concentrazioni nel campo delle sementi e la privatizzazione della ricerca nel settore hanno significato meno, non più, studi e investimenti nella ricerca e nello sviluppo.(Fernandez-Cornejo 2004)
Cosa può fare il CREA per contrastare la formazione di un oligopolio sul seme Cappelli?
“Il CREA – ha affermato il commissario CREA Salvatore Parlato concludendo le celebrazioni del più famoso grano d’Italia – intende raccogliere l’eredità di Nazareno Strampelli che ha fatto grande la nostra agricoltura”. E che – aggiungiamo noi – non aveva alcuna intenzione di foraggiare i monopoli con la sua invenzione!
Sia chiaro, il CREA, che dipende dal Mipaaf, può sempre risolvere il contratto di licenza anticipatamente, specie “in caso di mancato rispetto del piano di sviluppo e diffusione“.
Affermare da parte SIS che “Non siamo in grado di fornire seme ad aziende agricole“, equivale a dire che la diffusione diventa possibile solo per gli amici degli amici. Questa modalità commerciale andrebbe più correttamente qualificata come preclusione, non diffusione.
In ogni caso il Mipaaf, e per esso il CREA, ha l’obbligo di assicurare un’ottimale diffusione della Varietà Cappelli…. evitando anche altri pericoli nascosti dietro questa operazione che rischia di essere illegale ed illecita. Sono in tanti gli agricoltori a ritenere:
"Non sarà mica che la SIS riserverà la concessione del grano Cappelli (grano straordinariamente digeribile, sano e salubre) ad agricoltori che, con l'accordo degli industriali della filiera capestro, si impegneranno a coltivare il Cappelli con tecniche chimiche simili a quelle convenzionali, quali concimazioni spinte, diserbi chimici, fungicidi ed altre pratiche, che ne altererebbero le caratteristiche e la salubrità rendendo il Cappelli uguale ad una commodity?"
Lo scippo del Cappelli, comunque, potrebbe finire ben presto
Ci sono già delle interrogazioni parlamentari, che chiedono al Ministro di “revocare gli atti”, anche se la cosa potrebbe un po’ turbare il business di Coldiretti & Company.
Una lapide all’esterno della casa di Strampelli reca la scritta:
“Dove cresceva una spiga di grano ne fece crescere due“.
Gli affaristi di oggi, invece, ignorano le regole della concorrenza, sicchè “Dove cresce una spiga ne fanno morire due“!
E noi abbiamo il dovere di proteggere la diffusione delle spighe, non la loro restrizione.
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Chi è SIS?
S.I.S. Società Italiana Sementi S.p.A. viene fondata il 23 agosto 1947 con “lo scopo di provvedere per conto della Federazione Italiana dei Consorzi Agrari alla moltiplicazione delle sementi di razze elette, costituite dall’Istituto di Allevamento Vegetale di Bologna, da Stazioni Sperimentali e da privati costitutori di razze vegetali.”