Gli interferenti endocrini si trovano nei pesticidi (il glifosate è sospettato di esserlo!) ma non fanno paura a Confagricoltura Brescia sebbene possono interferire con la produzione ormonale. Sono considerati una “minaccia mondiale” dall’ OMS e sospettati di essere all’origine di molte malattie gravi: dai tumori all’infertilità, dall’obesità al diabete fino ai disturbi neurocomportamentali. L’incapacità della Commissione Ue di prendere decisioni chiare, evidenzia che spesso l’interesse generale viene bypassato dagli interessi particolari di poche grandi aziende. L’ influenza delle lobby ha provocato infatti forti ritardi della Commissione al punto da rendere necessario l’intervento della Corte di Giustizia che ha “vietato di usare considerazioni economiche per definire i criteri”, nel silenzio dell’ Italia. Quanto costano i danni alla salute causati dall’esposizione a queste sostanze onnipresenti nell’ambiente domestico e nella catena alimentare?
Gli interferenti endocrini possono interferire con la produzione ormonale. E sono sospettati di essere all’origine di molte malattie gravi: dai tumori all’infertilità, dall’obesità al diabete fino ai disturbi neurocomportamentali. A Brescia, invece, sembra facciano bene alla salute…!
In realtà, studi sugli effetti di queste sostanze sono in corso da anni senza che finora si sia giunti all’elaborazione di atti giuridicamente vincolanti sulla materia, né in ambito nazionale né in ambito internazionale.
Ma a Brescia sul glifosate la pensano diversamente. Nove agricoltori su dieci approvano l’ uso del glifosate (leggere link qui ). Ne è sicuro il direttore di Confagricoltura Brescia, Gabriele Trebeschi alla luce dei risultati del sondaggio lanciato dal sito AgroNotizie. Un sito notoriamente sponsorizzato da ditte di Agrofarmaci…che si avventura in sondaggi inaffidabili (tale può definirsi un improbabile sondaggio promosso da venditori di agrofarmaci presso clienti-agricoltori), senza coinvolgere i consumatori.
Il direttore, purtroppo, ignora che la massima agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC) ha definito il glifosate “probabile cancerogeno” e fa finta di non sapere che la civilissima California lo ha già bandito.
Gli sarà anche sfuggito il report “Buying science – Comprare la scienza“, secondo cui “la Monsanto e altre aziende produttrici di glifosato avrebbero distorto le prove scientifiche sugli effetti per la salute pubblica del glifosato, al fine di mantenere sul mercato questa controversa sostanza“. Lo scandalo dei cosiddetti ‘Monsanto papers’ denunciato nello studio ‘Buying science’ a cura di alcune organizzazioni della ‘Coalizione Stop Glifosato‘ imporrebbe un atteggiamento più cauto da parte di Confagricoltura.
L’ organizzazione vicina all’ industria, invece, si ostina a perorare vantaggi di carattere economico-commerciale derivanti dall’uso (in pre-semina) che la Corte di Giustizia europea ha bocciato, come vedremo più avanti! Mentre i regolamenti comunitari ne hanno previsto il divieto in pre-raccolta.
Il direttore di Confagricoltura, prima di avventurarsi in azioni di tifoseria da stadio, dovrebbe sapere che la valutazione sui progressi scientifici in materia di interferenti endocrini è stata condotta da un gruppo di esperti per conto dell’Organizzazione mondiale della Sanità e del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente: “State of the science of endocrine disrupting chemicals – 2012“.
Il pdf del rapporto è disponibile qui: Rapporto endocrini_eng
Secondo la classificazione dell’Unione Europea sono almeno 564 le sostanze sospettate di essere pericolose. Per 66 di esse è provato che possano agire come interferenti endocrini e su altre 52 ci sono gravi sospetti, tra cui il glifosate. Che ne pensano nei dintorni di Brescia?
L’Unione europea ha fatto riferimento agli interferenti endocrini in due atti di legislazione primaria (il regolamento in tema di prodotti fitosanitari del 2009 e quello in tema di biocidi del 2012). Nell’introdurre il divieto di utilizzo di queste sostanze, entrambi i regolamenti hanno rimandato la definizione puntuale di interferente endocrino a successivi atti di legislazione secondaria, che la Commissione europea avrebbe dovuto adottare entro il dicembre 2013.
La mancata adozione di tali atti ha dato vita a numerose discussioni e ad un duro richiamo della Corte di giustizia, che si è pronunciata a seguito di un ricorso.
Il Ricorso è stato presentato dal “Regno di Svezia contro la Commissione europea, per carenza di: Definizione di criteri scientifici per la determinazione delle proprietà di interferenza con il sistema endocrino – Mancata adozione di atti delegati da parte della Commissione – Obbligo di agire“, con l’intervento ad adiuvandum, tra l’altro, di Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Finlandia, Parlamento europeo e Consiglio, nei confronti della Commissione. Un vero e proprio braccio di ferro politico-istituzionale…con tanto di carta bollata, a cui l’Italia si è sottratta.
Come mai l’ Italia non è intervenuta al pari della Francia e degli altri paesi europei? Cosa rispondono a riguardo i sindacati agricoli italiani? Specie quelli che si sciacquano la bocca con gli slogan (“Campagna amica“, “Collaborare nell’interesse dei consumatori“, “Food Made In“, “La spesa in campagna“)….E’ bene che i consumatori tengano conto di questi finti paladini della salute pubblica!
Il procedimento si è concluso il 16 dicembre 2015 con una sentenza (T-521/14) di condanna della Commissione europea per la sua inazione. E’ stata acclarata la mancata adozione degli atti legislativi delegati da parte della Commissione in materia di interferenti endocrini.
A giugno 2016 la Commissione ha finalmente presentato un pacchetto su cui si è sviluppato un intenso dibattito sulla definizione e regolamentazione degli interferenti endocrini.
I criteri, purtroppo, anche se sono arrivati solo dopo il pronunciamento da parte della Corte di Giustizia, sono considerati ancora troppo permissivi.
La Corte di giustizia, respingendo uno specifico argomento giuridico avanzato dalla Commissione per giustificare la sua mancata azione, ha stabilito in modo inequivocabile che nessuna disposizione del regolamento (UE) n. 528/2012 richiede una valutazione d’impatto dei criteri scientifici basati sul rischio.
La Commissione Ue, invece, ha confermato in diverse occasioni la sua intenzione di procedere alla valutazione d’impatto prima di adottare l’atto delegato in questione.
Il ritardo conseguente nell’adozione degli atti delegati, giustificato con la necessità di una valutazione d’impatto, di fatto “illegale“, rientrava in una strategia pianificata da alcuni burocrati di alto livello della Commissione che hanno scelto di tutelare gli interessi del settore industriale privato a scapito della protezione della salute umana e ambientale.
Interessante a tal proposito l’ articolo dell’ Internazionale: “La Chimica delle Lobby“, molto istruttivo per il direttore di Brescia…
Su cosa poggiano i criteri?
Il 15 giugno 2016 la Commissione europea ha presentato un pacchetto che riguarda non solo il regolamento sui biocidi – oggetto della sentenza della Corte di giustizia -, ma anche quello sui prodotti fitosanitari. Il pacchetto però altera il concetto di interferente endocrino.
La definizione di “proprietà di interferente endocrino” contenuta in entrambi i progetti di regolamento è articolata su tre elementi:
l’esistenza “accertata” di un effetto negativo per la salute umana.
l’esistenza di una modalità operativa “endocrina”.
3. l’esistenza di un nesso di causalità tra l’effetto negativo e la modalità operativa endocrina.
Ovviamente con questi criteri l’importanza del principio di precauzione, contenuto anche nell’art. 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, passa in secondo piano.
Qual’è il costo economico per l’ Europa degli interferenti endocrini?
Le “considerazioni economiche” sono indicate nelle pagine dello studio d’impatto messo sotto chiave nei corridoi della Commissione.
I numeri sono impressionanti. Secondo Le Monde, venti biologi, epidemiologi ed economisti della salute hanno pubblicato una stima del costo economico in Europa dei composti interferenti endocrini.
I danni alla salute causati dall’esposizione a queste sostanze onnipresenti nell’ambiente domestico e nella catena alimentare – pesticidi, plastificanti, imballaggi, solventi, cosmetici, ecc – sono stimati dai ricercatori in circa 150 miliardi di euro annui, tra costi diretti (spese mediche, assistenza …) e indiretti (assenteismo, la perdita di produttività economica …).
Eppure, per quanto enormi possano sembrare, queste cifre sono ancora fortemente sottovalutate. Infatti, la quota maggiore degli effetti sulla salute di questi paesi non è stata presa in considerazione. Ma questo è un particolare che interessa poco ai confindustriali di Brescia…
La Corte, tuttavia, ha “vietato di usare considerazioni economiche per definire i criteri”! Se ne faccia una ragione anche il direttore della Confagricoltura e/o Confindustria!
La Commissione di Bruxelles non aveva quindi nessuna scusa economica per ritardare le decisioni necessarie. Ma la sua incapacità dimostrata sulla questione degli interferenti endocrini, evidenzia il tema dell’interesse generale che viene scavalcato spesso dagli interessi particolari di poche grandi aziende, anche con l’ ausilio di scienziati partigiani delle multinazionali o di qualche sigla sindacale.
E questo, purtroppo, alimenta la sfiducia nelle istituzioni europee e pure nelle organizzazioni sindacali…