Cosa sono i controlli ufficiali? A che servono? A chi spettano? Come mai l’ Italia non fa controlli ufficiali sul glifosate sebbene ne abbia disposto il divieto? E come mai in Europa nessuno si preoccupa di analizzare i residui sulle materie prime e sui prodotti finiti? Ne è prova il fatto che il sistema di allerta RASFF da agosto 2016 ad oggi non ha segnalato alcun problema! C’è da fidarsi di un sistema che non allerta? Le analisi dicono che il glifosate c’è sia nel grano estero che nella pasta italiana…e pure nelle urine delle mamme in gravidanza
E’ bene precisare che i controlli ufficiali sono controlli eseguiti dall’ autorità competente o dalla Comunità per verificare la conformità alle normative volte a prevenire, eliminare o ridurre a livelli accettabili i rischi per gli esseri umani e gli animali, siano essi rischi diretti o veicolati dall’ ambiente.
Nel caso del glifosate, il Ministero della Salute, attraverso l’art. 1 del D.M. 9.8.2016, ha attuato il Regolamento UE 1313/2016, revocando la possibilità dell’impiego del glifosate in pre-raccolta, al dichiarato scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura.
Un provvedimento quello del Ministero, che di fatto, rappresenta l’ attuazione pratica del principio di precauzione (ma a quanto pare lo è solo sulla carta!) e che scaturisce dalla necessità di tutelare la salute dei consumatori di fronte a possibili minacce, atteso che il dibattito scientifico sulla cancerogenità della molecola è ancora aperto.
Tale disposizione pare, comunque, superare i pregressi limiti di contaminazione da glifosate di cui al Regolamento UE 293/2013 ed alle relative tabelle, e, in ogni caso, si pone in contrasto con tale ultima norma, senza che nessuna forza politica sino ad oggi abbia ancora affrontato la delicata questione.
In punto di diritto la norma regolamentare successiva abrogherebbe
tacitamente la precedente e tanto basterebbe affinché le forze parlamentari inducano il Ministro della Salute a fare chiarezza e ad uscire allo scoperto. Anche se sotto l’ombrellone, ma senza schivare la domanda crescente dei consumatori.
Del resto, la normativa europea sui controlli ufficiali prevede, attraverso il Regolamento CE 882 /2004, che per realizzare un approccio uniforme e globale in materia di controlli ufficiali, gli Stati membri dovrebbero stabilire e applicare piani di controllo conformemente a orientamenti generali elaborati a livello comunitario.
Questi orientamenti dovrebbero promuovere strategie nazionali coerenti, identificare le priorità in base ai rischi nonché le procedure di controllo più efficaci.
A tal proposito, la strategia comunitaria ha già espresso – attraverso un regolamento – il parere riguardo all’ uso del glifosate negli Stati Membri. Se così è si dovrebbe applicare un approccio completo e integrato ai sistemi di controllo. E il nostro Ministro dovrebbe non solo sollecitare le autorità europee in tal senso ma dar conto ai consumatori italiani. Magari approntando un piano cautelativo…in quanto noi italiani siamo più esposti degli altri.
Infatti, i controlli comunitari negli Stati membri, dovrebbero consentire ai servizi della Commissione di verificare se la normativa in materia di alimenti e le norme sulla salute e sul benessere animale sono attuate in modo uniforme e corretto in tutta la Comunità europea.
Nel caso di merce proveniente da paesi terzi, come dicono le norme Ue, i controlli sono necessari per verificare la conformità o l’equivalenza alla normativa comunitaria in materia di alimenti, nonché alle norme sulla salute.
I paesi terzi possono essere anche sollecitati a fornire informazioni sui loro sistemi di controllo (vedi Canada, ndr). Tali informazioni, strutturate sulla base di orientamenti comunitari, dovrebbero costituire la base per successivi controlli della Commissione da effettuarsi in un quadro multidisciplinare che copra i principali settori che esportano verso la Comunità.
Questo è quello che le norme europee definiscono per una efficace politica dei controlli. Che succede in caso di violazione?
Violazioni alla normativa in materia di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali possono costituire una minaccia per la salute umana, la salute degli animali e il benessere degli animali. Tali violazioni dovrebbero essere quindi oggetto di misure efficaci, dissuasive e proporzionate a livello nazionale in tutta la Comunità europea.
Gli operatori inoltre dovrebbero avere diritto di impugnazione avverso le decisioni prese dalle autorità competenti in seguito ai controlli ufficiali ed essere informati di tale diritto. Ovviamente in Italia ciò non accade!
Nel caso del glifosate c’è da rimanere basiti perchè sebbene ci sia un divieto all’ uso, i controlli ufficiali sono praticamente inesistenti e in Puglia, dove arriva la maggior parte del grano estero, sono pure inesistenti laboratori pubblici accreditati!
Non solo, ma se all’ inesistenza dei controlli ufficiali analitici del Ministero della Salute o all’ assenza di un piano di campionamento cautelativo, si affiancano pure improbabili controlli della Procura, allora c’è da essere preoccupati perché in tal caso i Regolamenti comunitari per l’ Italia rappresentano un optional ed è meglio che i controlli ce li faccia direttamente la Comunità europea.
Il caso delle navi di grano al porto di Bari, a tal proposito, è eclatante. Quanti sono i laboratori scelti dai Carabinieri Forestali che hanno fatto le analisi sulle ultime navi sequestrate e dissequestrate? Quanti certificati sono stati prodotti e che cosa hanno effettivamente ricercato?
Noi in quel grano abbiamo trovato il glifosate anche se il sistema di allerta RASFF da agosto 2016 ad oggi non ha segnalato alcun problema…né in Italia, né all’ estero.
Vi sembra normale?