Granosalus: per Coldiretti il grano canadese è buono se non è anziano

In un articolo apparso oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno il direttore di Coldiretti Basilicata focalizza l’attenzione sull’età dei grani importati, ma non sulla loro qualità tossicologica. Il direttore dimentica, forse, che un buon grano si può conservare a lungo come si faceva un tempo nelle nostre fosse. Nessuna azione concreta a tutela del principio di precauzione.

Tra i tanti accordi di filiera annunciati da Coldiretti, oggi si è aggiunto quello lucano. Il pastificio De Sortis avrebbe siglato un accordo per la vendita di pasta 100% lucana con  la fornitura del grano che dovrebbe arrivare direttamente da Coldiretti Basilicata.

In realtà la pasta è già in commercio e presenta un tenore proteico dell’ 11%.

Si tratta ovviamente di quantità ancora limitate: i quantitativi dell’accordo non sono stati resi noti così come i prezzi e le caratteristiche reologiche e tossicologiche. Del resto, il pastificio De Sortis, almeno sinora, ha lavorato prevalentemente all’estero vendendo pasta fatta con semole derivanti da miscele. E adesso vorrebbe espandersi nel mercato nazionale con un prodotto 100% lucano che avrebbe uno spazio sicuramente interessante.

Nel caso dell’ accordo con il biscottificio Di Leo, i 5 mila qli di grano tenero copriranno solo una piccolissima parte del fabbisogno industriale.

L’ azione di Coldiretti, tuttavia, appare più improntata ad operazioni d’immagine che di sostanza.

Del resto, se la sua dirigenza sulla questione del grano canadese importato riduce il tema della qualità ad un problema di  età, ciò la dice lunga sul livello di conoscenza tecnica. Il colpevole ritardo con cui vengono affrontati certi aspetti di salute pubblica e di economia agricola, non è ammissibile da una simile organizzazione. Sfugge infatti alla dirigenza Coldiretti che il prezzo del grano tenero ha superato ormai quello del grano duro, senza che le misure anticrisi sbandierate davanti al Mipaaf il 20 luglio scorso, abbiano prodotto qualche effetto utile agli agricoltori del comparto.

Da Luglio 2016 ad oggi la situazione appare peggiorata, ma Coldiretti non dice nulla. Si riempie la bocca di filiere fasulle senza spendere parola sulla qualità delle scorte mondiali, sui limiti dei controlli doganali, sulle triangolazioni, sulle miscelazioni, sui divieti violati, sulle norme disarmoniche, sulle speculazioni….e, dulcis in fundo, sul decreto attuativo CUN.

Il direttore Manzari, nell’articolo della Gazzetta, sorvola perfino sul tema dei contaminanti su cui GranoSalus, con prove alla mano, ha fatto parlare di sè tutta Italia, mettendo con le spalle al muro mezza Confindustria. Egli conclude che oltre alla fantomatica etichettatura d’origine – con funzione pre e post elettorale (vedi latte) – debba essere indicata anche l’età del grano nella busta, la sua data di raccolta, con divieto di utilizzare il grano extra comunitario oltre i 18 mesi dalla data di raccolta.

Caro direttore Manzari, a prescindere dalla simpatica trovata dell’età del grano, noi vorremmo sentire da lei se è vero o non è vero che quel grano contiene glifosate, don e cadmio? Non è l’età del grano che fa male alla salute dei consumatori ma i residui tossici. E, soprattutto, vorremmo sentire dalla sua organizzazione nazionale – dopo la sbornia da manifestazioni di folclore – perchè sinora non ha invocato il principio di precauzione nelle sedi competenti a difesa della salute dei consumatori?

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