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Lettera aperta all’ Informatore Agrario: “L’ agnosia di Rubino è una commodity”

L’ultimo numero dell’ Informatore Agrario entra nel merito della discussione sulla qualità del grano duro e punta il dito contro GranoSalus per aver informato i consumatori. Rubino spieghi il perché della sua agnosia.

Sinora la politica ha risposto alla crisi del grano duro con una serie interminabile di slogan filoindustriali: “fate filiera”, “abbiamo un piano nel cassetto”, “diventate iperproteici“, “mettete l’etichetta antifrode”, “assicuratevi contro i cartelli”, “imbavagliate chi da fastidio”…mancava solo l’ultimo disturbo, “l’ agnosia”.

L’ultimo numero dell’ Informatore Agrario entra nel merito della discussione sulla qualità del grano duro con cui viene prodotta la pasta in Italia con un articolo di un noto ricercatore: Roberto Rubino, oggi presidente dell’ ANFoSC (Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo).

Il dr Rubino, prima di andare in pensione,  si occupava di ricerca e qualità dei formaggi presso l’ Istituto Sperimentale per la Zootecnia di Bella (Pz) ed era un dipendente del CRA.

Il dr rubino su l’Informatore Agrario affronta il tema della qualità del grano sotto una diversa lente

Nel suo articolo dimentica che GranoSalus è un’associazione di produttori cerealicoli e di consumatori, che di recente ha tenuto un’audizione in Commissione Sanità presso la Regione Basilicata e una Conferenza Stampa presso la Camera dei Deputati.

E dimentica anche che Granosalus non è una organizzazione siciliana, bensì un’associazione di cerealicoltori provenienti da tutto il mezzogiorno, dal Lazio alla Sicilia, nonché di consumatori provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Al suo interno dispone di un comitato scientifico che provvede alla diffusione delle conoscenze.

Nella parte finale delle conclusioni dell’articolo alcuni punti di vista sono condivisibili specie quando il dr Rubino evidenzia che bisogna smettere di considerare il grano una commodity poiché i grani sono diversi, bisogna utilizzare i parametri che rimandano al gusto e al sapore ed è necessario ribadire che le proteine non hanno alcun peso nel determinare le qualità organolettiche.

Peccato però che pur arrivando a queste condivisibili considerazioni Rubino consideri irrilevante la presenza di contaminanti nella pasta (poiché rientranti in alcuni casi nei limiti di legge) pur sapendo quanto siano nocivi i contaminanti nel latte e nei formaggi e ben più tossici di quelli del grano e della pasta.

Rubino, dunque, anziché spiegare ai lettori dell’ Informatore Agrario gli effetti cancerogeni dell’aflatossina nel latte e nei formaggi, sposta la sua lente di attenzione sul grano e accusa addirittura l’associazione GranoSalus di errato sillogismo nel sostenere che se vi è gliphosate nella pasta vuol dire che è stata fatta con grano estero.

Sfugge al dr Rubino che quello che definisce un “sillogismo non chiaro”, è quanto si evince dalle caratteristiche di questo principio attivo, come dichiarato dalla stessa ditta produttrice del diserbante (la multinazionale Monsanto che da americana è diventata tedesca dopo l’acquisto di Bayer per oltre 66 miliardi di dollari), ossia che tale principio non viene assorbito dall’ apparato radicale e come tale non è suscettibile di essere trasportato nelle granelle prodotte sui campi ove fosse eventualmente effettuato un diserbo pre-semina.

Rubino non sarà d’accordo? Vorrà forse perorare la causa di chi praticando la semina su sodo possa utilizzare questo micidiale diserbante e giustificarne l’assorbimento per aiutare la Bayer a raggiungere velocemente il rientro dall’investimento finanziario?

È chiaro, che Rubino non è tenuto a fidarsi della scheda tecnica di Monsanto, nè di GranoSalus al pari di chi si fida, si associa e ne sostiene l’azione. Oltre ai tanti lettori in rete che sostengono l’operato della nostra associazione. Tuttavia, quello che Rubino definisce una “deriva inaccettabile” è un’iniziativa legittima in virtù della quale i consumatori esaminano a propria cura e spese il contenuto del pacco di pasta prima di mangiarlo. Questo sarebbe inaccettabile? Inaccettabile per chi, ci sembra legittimo chiedere a Rubino.

Per converso, quello che per i soci Granosalus è inaccettabile è che mai nessuno, e tantomeno lo Stato, abbia effettuato, o preteso che fossero effettuati, controlli sul contenuto dei pacchi di pasta che accertassero l’assenza di residui tossici.

A definire inaccettabile che produttori e consumatori a propria cura e spese abbiano effettuato queste analisi può essere solo qualcuno a cui questo nuoce. Al dottor Rubino, nuoce sapere che nella pasta che si accingeva a mangiare  ci sono deossinivalenolo, glifosate e cadmio, tipici marcatori del grano estero, non presenti nei grani del Sud, zona vocata per le produzioni di eccellenza di frumento? Preferiva non saperlo? Se si, ci spieghi il perché di tale agnosia multisensoriale?

A nuocere sono le sostanze tossiche che i produttori del sud non hanno bisogno di utilizzare per foraggiare Monsanto e Bayer. Rubino, piuttosto, farebbe bene a consigliare alla sua regione di abbandonare la via del glifosate, come ha già fatto la Calabria. Del resto, se Rubino attraverso numerosi studi sui sistemi zootecnici ha dimostrato che i sistemi al pascolo sono in grado di produrre una qualità “diversa”, perché non dovrebbe accettare gli studi che il Mipaaf ha condotto attraverso il progetto Micocer secondo i quali i nostri grani hanno una qualità superiore sotto il profilo micotossicologico?

Le aziende produttrici di pasta, come afferma Rubino, acquistano grano in continuità. Se questo grano contiene sostanze tossiche è un acquisto incauto che il consumatore ed i produttori di grano salubre hanno il diritto di sapere. A noi, il fatto che grano contenente don, glifosate e cadmio finisca nella pasta made in Italy non va proprio giù. Né ci appassionano le tesi del rispetto dei limiti economici imposti dalle lobby. I limiti devono essere biologici, non solo nella pasta ma anche negli altri alimenti: latte, carne, verdure, etc!

Questa che Rubino definisce arma della diffamazione è, dunque, semplicemente informazione. Non si commette diffamazione quando si dice la verità. Quali produttori possono sentirsi diffamati secondo Rubino? Lo studio del carry-over delle aflatossine su latte e mozzarella di bufala è una delle attività di cui si occupa l’Istituto del dr Rubino. Divulgando gli esiti si compie forse diffamazione o si raccontano bufale?

La dimostrazione che cerca il dottor Rubino, che i grani del sud non contengono Don, Glifosate e Cadmio, arriverà presto perché in Sicilia, in Puglia, in Basilicata ed in tutte le zone calde non si produce con glifosato, c’è il sole a far maturare il grano. Lo stesso sole fa sì che raccolti nelle zone vocate siano esenti dal cancerogeno Don, anche senza l’uso di fungicidi chimici da aspergersi nelle zone umide del Centro-Nord.

A differenza di quanto affermato da Rubino, ai consumatori e produttori di GranoSalus non interessano affatto gli alti tenori proteici richiesti dalle industrie. Ottenerli è costoso per l’agricoltore e per l’ambiente, ed interessano solo ai pastifici industriali che vogliono essiccare la pasta in tempi rapidissimi e ad elevate temperature: pratica, peraltro, poco apprezzata dai consumatori che tengono alla salute.

Altre analisi dall’Associazione GranoSalus arriveranno e si dimostrerà che la pasta a residui zero può esistere ed esiste. E saranno i consumatori a scegliere, una volta che avranno tutte le informazioni a disposizione.

Granosalus, si prefigge esclusivamente di indicare ai consumatori che lo pretendono quali sono i grani salubri, meno proteici semmai, ma sempre esenti da contaminanti, e quali paste sono da essi ottenute.

Poi arriverà anche il turno dei formaggi, del latte e della carne…e sarà la fine dell’ agnosia generale!

 

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